lanazione.it Già oggi potrebbe arrivare l’esito degli esami a cui è stato sottoposto uno dei due indagati per l’omicidio di Alessandra Vanni. All’uomo, 58 anni, che vive nel Chianti senese, è stato effettuato un doppio prelievo della saliva, inserito in buste sigillate, che ora spetterà ai Ris di Roma verificare, interfacciandoli con il dna della vittima per vedere se c’è compatibilità.
L’uomo, che era già stato ascoltato dagli investigatori, insieme ad un altro che vive sempre nel hinterland di Siena, è stato iscritto nel registro degli indagati. Il nuovo fascicolo sulla vicenda è stato aperto quest’anno per omicidio aggravato e rapina. Sul resto c’è massimo riserbo da parte degli investigatori, coordinati dal pm Nicola Marini, che hanno riletto le carte imboccando una strada diversa da quella imboccata 23 anni fa.
Ed è proprio questo nuovo approccio investigativo la molla che avrebbe ’scongelato’ uno dei ’cold case’ più inquietanti registrati nella cronaca di Siena in mezzo secolo. Chi ha meno di 30 anni non può ricordare quello che accadde nel 1997, dopo l’alba del 9 agosto, quando fu ritrovato il taxi di Alessandra Vanni nella strada che porta al cimitero di Castellina in Chianti. Per giorni giornalisti e troupe televisive intervistarono gli inquirenti, i tassisti senesi, le istituzioni e tutti coloro che potevano dire qualcosa su quel delitto. Tanti dettagli vennero vivisezionati: a partire da quella corda utilizzata per legare Alessandra al sedile. L’allora procuratore capo di Siena Calabrese la tenne sulla scrivania per diverso tempo. E fece analizzare quel nodo particolare da esperti e tecnici.
Le ultime corse del taxi di Alessandra, i due paracadutisti, la famiglia di inglesi e i due studenti, sono state raccontate anche da trasmissioni televisive, da ’Chi l’ha visto’ ai ’Misteri’ di Carlo Lucarelli. Per mesi gli inquirenti e i vertici della squadra mobile lanciarono appelli sulle tv nazionali alla ricerca di altri testimoni, che potessero raccontare chi era a bordo del taxi Siena 22, dopo le ore 23.28 dell’8 agosto 1997. Chi salì quella notte a Quercegrossa, chi la costrinse ad imboccare la strada del cimitero, per poi ucciderla e lasciarla lì. Fino a quando non fu trovata all’alba.