cronacaqui.it Suonano i clacson dei tassisti che attraversano la città in protesta con le loro auto e si fermano le biciclette dei riders. Rabbia, frustrazione e voglia di normalità accomunano le due categorie che in fondo chiedono la stessa cosa: lavorare. Al grido di «Rispetto! Rispetto!» circa trecento tassisti in un “serpentone” partito dallo Juventus Stadium sono arrivati fino in piazza Vittorio, che si è trasformata in un parcheggio di auto bianche. Fumogeni, petardi e cori da stadio.
«Ogni giorno rischiamo di ammalarci di Covid, abbiamo perso il 70% del fatturato, non riusciamo più a pagarci i contributi» si lamentano i tassisti, circa 1.600 abilitati tra Torino e prima cintura, trecento dei quali ancora in attesa dei mille euro del bonus centri storici. La protesta ha portato a due vittorie: la prima: «l’esenzione del pagamento del bollo auto dal 2022 al 2024» predisposta dall’assessore regionale Fabrizio Ricca a sostegno della categoria particolarmente esposta al contagio; la seconda: «i buoni taxi per gli anziani» annunciati dall’assessore alla Mobilità Maria Lapietra che in mattinata ha incontrato una delegazione di tassisti.
«È in corso un proficuo confronto con Anci a cui abbiamo chiesto di predisporre un emendamento al decreto che permetta di utilizzare i buoni taxi alle persone sopra una soglia di età per allargare così la platea degli utilizzatori e facilitarne l’utilizzo» ha spiegato Lapietra durante l’incontro a cui era presente anche l’onorevole Davide Gariglio che si è dichiarato disponibile a supportare l’emendamento. Nel contempo si è anche deciso di valutare la possibilità di istituire una tariffa fissa da applicare agli utilizzatori dei buoni taxi.
Mentre le auto bianche si prendevano la città, uno sparuto gruppo di riders si è riunito in piazza Statuto in presidio. «La mobilitazione nazionale nasce per chiedere un confronto con AssoDelivery – spiega Lucia Santangelo della Nidil, Cgil Torino che segue i lavoratori precari -. Vogliamo aprire con urgenza il tavolo per il superamento del contratto che condanna i lavoratori al cottimo. La procura di Milano sancisce che non si tratta di lavoratori autonomi. Quindi gli va riconosciuto la tutela e il diritto della subordinazione».
Mentre i sindacati si battono per ottenere un giusto trattamento, i riders continuano ad arrancare. «Non abbiamo diritti – lamenta Enrico Francia, 43 anni -. Se abbiamo un incidente è sempre difficile farsi riconoscere qualcosa dall’azienda. Se non sei in consegna e hai un incidente non c’è riconoscimento o copertura. Il resto del turno non viene coperto». Vorrebbe solo un contratto “normale” Ousainou, originario del Gambia e lavoratore di Glovo. «Ci sono tanti problemi – racconta -. Ogni due mesi abbassano il pagamento. In un giorno faccio 20 consegne almeno». Sciopera anche Anthony, originario della Nigeria, da sette anni a Torino, che ora lavora per Uber. «Sono bloccato da due mesi per un’ingiustizia – racconta -. È una situazione sempre più difficile».