gazzetta.it Nelle città sono di casa da anni i marchi car sharing. A Milano, ad esempio, in molti usano Enjoy, Share Now. Ma oltre al noleggio-auto a brevissimo termine, è diffuso il car pooling, ovvero quando un passeggero usufruisce di un passaggio tramite automobile o il ride hailing quando il servizio di noleggio con conducente viene pagato. Tra i marchi più noti c’è Uber, che offre spesso servizi a prezzi ragionevoli. Anche se un cliente britannico si è ritrovato di fronte a un problema di non poco conto. Dopo aver viaggiato per poco meno di tre chilometri nella capitale britannica, infatti, gli sono stati addebitati sul suo conto quasi 389 euro.
In una lettera poi inviata al quotidiano Guardian l’utente, indicato solo con le iniziali AG, ha spiegato che stava viaggiando insieme a due amici che spesso accompagna a casa. Ma una volta chiesto all’autista di passare per una strada a loro preferita, l’uomo ha obiettato cacciando i tre ragazzi dal taxi post-corsa. Il problema, però, è arrivato soprattutto il giorno dopo, quando AG ha ricevuto una mail da Uber nel quale era scritto che 389 euro (in sterline 332) erano già stati prelevati dal suo conto. Questo perché il tassista, che lo aveva cacciato, aveva lasciato aperto il contatore di viaggio per la bellezza di 16 ore e 27 minuti.
Uber prima si oppone, poi cede
— Insomma, quasi 220 euro per miglio, circa 1,6 chilometri. Secondo il sito web della Prestige Car Hire con sede a Londra, alla cifra spesa (ingiustamente) il giovane avrebbe potuto noleggiare una Porsche 911 Carrera S per 24 ore. E in base al tragitto fatto, avrebbe avuto ancora 190 km a disposizione dei 193 totali permessi dalla franchigia. Fatto ancor più clamoroso: da Uber si sono inizialmente rifiutati di rimborsare AG, che ha così chiesto al Guardian la pubblicazione di una lettera con a tema questa storia, in segno di protesta. E come magicamente succede quando si fa cattività pubblicità a un marchio, il giovane è stato poi rimborsato.