corriere.it Il sistema di controllo è lo stesso, ma sono diverse le sanzioni tra il settore pubblico e quello privato. Ecco le regole del decreto del governo che impone dal 15 ottobre l’obbligo di avere il green pass a tutti i lavoratori.
I controlli
Uno degli interrogativi principali riguarda chi deve controllare che il lavoratore sia in regola. Il primo aspetto da chiarire è che l’onere del controllo è attribuito al datore di lavoro, o al direttore di un pubblico ufficio, ma non spetta mai al cliente, all’utente o al cittadino che usufruisce di un servizio.
Negli uffici pubblici e privati
Nel decreto è scritto che «i datori di lavoro della Pubblica amministrazione e del settore privato sono tenuti a verificare il rispetto delle prescrizioni». Ecco perché, entro la data di entrata in vigore del provvedimento, bisognerà stabilire le modalità di controllo della certificazione e individuare un dipendente che abbia la responsabilità degli accertamenti. Si potrà effettuare il controllo all’ingresso – come suggerito dal governo – oppure chiedere ai dipendenti di consegnare il proprio green pass in modo da poter archiviare la data di scadenza del certificato.
I lavoratori dipendenti di ditte esterne dovranno esibire i green pass al momento dell’accesso, ma saranno i loro datori di lavoro ad avere la responsabilità di controllare che siano in regola con la normativa.
I sistemi anche informatici di controllo saranno indicati nelle linee guida che verranno scritte nei prossimi giorni dai ministri della Funzione Pubblica Renato Brunetta e della Salute Roberto Speranza e firmate da Draghi. Da quel che trapela, la Pa si avvarrà di una applicazione Sogei analoga a quella con cui si controllano i lavoratori della scuola.
Sul taxi
In questo caso il controllo spetta alla cooperativa o alla società alla quale il tassista fa capo. Il cliente non deve controllare che il guidatore sia in possesso di green pass, ma può liberamente chiedere di vedere il certificato verde e, nel caso il tassista non lo abbia, può decidere di non salire sulla vettura.
A casa
Se un cittadino chiama un idraulico, oppure un elettricista, per effettuare un intervento in casa, non ha il dovere di controllare se il lavoratore autonomo sia fornito di green pass. Se si tratta di un dipendente, la verifica spetta al datore di lavoro. Il cliente ha però la facoltà di chiedere il green pass e se il lavoratore ne è sprovvisto può decidere di non farlo entrare in casa. Una regola che si deve applicare anche alle colf, alle baby sitter e alle badanti.
Le sanzioni
Il principio è uguale per tutti: i dipendenti della Pubblica amministrazione e i lavoratori del settore privato che si presentano al lavoro senza la certificazione verde non prendono la retribuzione a partire dal primo giorno. Ma le procedure sono diverse.
Settore pubblico
Il lavoratore che comunica di non avere il green pass o che non è in grado di esibirlo al momento di entrare nel luogo di lavoro viene considerato assente ingiustificato fino al giorno in cui si presenta con una certificazione verde in corso di validità. Dopo cinque giorni di assenza a causa della mancanza di green pass, il dipendente pubblico incorre nella sospensione del rapporto di lavoro. Lo stipendio non viene però corrisposto a partire dal primo giorno di assenza. I sindacati hanno chiesto e ottenuto una norma di tutela: il lavoratore inadempiente mantiene il diritto alla conservazione del rapporto di lavoro e non può avere conseguenze disciplinari. La posizione del lavoratore invece si aggrava se viene sorpreso sul luogo di lavoro senza la certificazione. In questo casa scatta la sanzione pecuniaria che è molto salata perché va da 600 a 1.500 euro. Questa tipologia di violazione delle nuove regole impone l’applicazione delle «conseguenze disciplinari previste dai diversi ordinamenti di appartenenza». Per il datore di lavoro che non effettua i controlli la sanzione va da 400 a 1.000 euro.
I magistrati, gli avvocati dello Stato e i componenti delle c
ommissioni tributarie che accedono senza green pass «commettono illecito disciplinare» e il verbale di accertamento della violazione «viene trasmesso al titolare dell’azione disciplinare oppure agli ordinamenti di appartenenza».
Il magistrato onorario deve essere sospeso fino a quando non esibisce la certificazione. Se entro 30 giorni non dimostra di essere in regola subisce la revoca dell’incarico.
Settore privato
Le regole di base sono le stesse dei dipendenti pubblici. Il personale che comunicherà di non avere il green pass o che non sarà in grado di esibirlo all’accesso al luogo di lavoro sarà considerato assente, senza diritto alla retribuzione, fino alla presentazione del certificato verde. Per i lavoratori privati non ci sono conseguenze disciplinari e si mantiene il diritto alla conservazione del rapporto di lavoro. È prevista la sanzione pecuniaria da 600 a 1.500 euro per i lavoratori che siano entrati in ufficio, azienda o altra sede violando l’obbligo di green pass. Per il datore di lavoro che non effettua i controlli la sanzione va da 400 a 1.000 euro. La regola vale anche per i cittadini che impiegano presso la propria abitazione personale non in regola. Per le aziende con meno di 15 dipendenti il governo ha previsto una disciplina che consente al datore di lavoro di sostituire temporaneamente il lavoratore privo di certificazione verde fino a quando non si mette in regola.
“Sul taxi
In questo caso il controllo spetta alla cooperativa o alla società alla quale il tassista fa capo. Il cliente non deve controllare che il guidatore sia in possesso di green pass, ma può liberamente chiedere di vedere il certificato verde e, nel caso il tassista non lo abbia, può decidere di non salire sulla vettura”.
UNA COLOSSALE MONTAGNA DI CAZZATE !!!!! Questo dà la cifra di come veniamo percepiti come lavoratori dalle istituzioni e dalla stampa…rivoltante !!!
io chiederò il green pass o l’esenzione all’utenza. ho già scaricato l’app “verificaC19” dallo store che funziona perfettamente. è quella del ministero della salute.
ma se un collega non ha il rtx a chi spetta il controllo?
francescoooooo….ma che razza di pecor***…ma lo vuoi capire che N E S S U N O ha l’autorità di chiedere il green pass a chicchessia (escluso le forze dell’ordine)…a te dalla centrale radio (?????) , l’utenza a te (?????) e men che meno all’utenza (?????)..e ti sei anche scaricato l’ app. per verificare…ma chi te lo ha dettoooo !!!!!!!!! MA CHE CAZZOOOOO !!! Ma ti bevi tutte le puttanate che scrivono i giornali ….aspettiamo chiarimenti dalle istituzioni competenti…….. diamine !!!!
sono una pecor*** provocatoria. non ho capito perchè se vado al ristorante devo esibire il green pass al ristoratore e se uno sale sul mio taxi non posso fare altrettanto.
la centrale radio può andare al quel paese, anche perchè se non ho un rtx a chi cavolo lo faccio vedere? l’utenza me lo vuole chiedere? faccia pure… io ce l’ho. ma mi faccia il piacere di esibire il suo. se no prenda pure il taxi che mi segue o chiami un altro taxi che si mette a pecor***, e, muto e zitto, esibisce il suo green pass senza chiedere niente in cambio.
le istituzioni si sono già pronunciate col loro bel decreto, fatto ad minchiam come buona parte di quello che hanno fatto finora, i giornali ci hanno già ricamato su, le associazioni taxi hanno già inviato email di chiarimento, fatto sta che dal 15 ottobre anche l’imbianchino dovrà avere il green pass, per cui anche il mio passeggero. a meno che il responsabile dell’ufficio autopubbliche non si pronunci in maniera chiara.