luce.lanazione.it Susanna farà la presidente, Sara la vice, Lisa tesoriera , Cristina e Marta le consigliere: il nuovo CDA della Polisportiva Tassisti raggiunge un piccolo record: è interamente al femminile, essendo composto da cinque donne tassiste. Si occuperanno di Calcio, Golf, Canoa e Dragon Boat, Pallavolo, Tennis, Padel, Podismo, Trekking, Ciclismo, Motocross, Tiro al piattello, Pesca e Teatro, ovvero delle 14 discipline sportive mandate avanti e praticate dai tassisti fiorentini, curate e assistite dalla Polisportiva che, negli anni, ha raggiunto in ognuna di queste discipline traguardi molto importanti, tra cui titoli nazionali, europei e mondiali. Susanna Madarnàs, Sara Pagamonci Lisa Montelatici, Cristina Rizzo e Marta Cioncolini si occuperanno anche di impegno sociale, situazioni di disagio, con aiuti concreti, supportandole persone in difficoltà.
In attesa delle Taxiadi 2022. “Siamo convinte di potercela fare e ce la metteremo tutta – dichiarano -. Sono in programma già vari corsi, tra cui uno di difesa personale, partirà i primi di dicembre. È per uomini e donne, ma soprattutto per noi donne, per noi che ad ‘apprezzamenti’ fuori luogo, sorridiamo, incassiamo e tiriamo un sospiro di sollievo quando rimaniamo da sole in macchina”. Di questo importante risultato, del lavoro di taxiste e della disparità di genere, alla viglia della giornata mondiale contro i femminicidi e la violenza nei confronti delle donne, abbiamo parlato con la presidente Susanna Madarnàs.
Che significato ha aver raggiunto questo traguardo?
“Ha un buon sapore. Dovremo dimostrare di essere all’altezza, ma penso come chiunque lo debba dimostrare essendo soprattutto alla prima esperienza di qualsiasi ruolo uno si sia proposto di assumere. Nel mondo del tassismo siamo state accolte a braccia aperte perché, in realtà, le donne qui lavorano fianco a fianco con i tassisti uomini da molti anni. Ricoprire cariche di responsabilità non sarà così impattante, la strada da fare potrà essere in dei momenti più tortuosa, ma non diversa da come lo sarebbe stata con uomini in carica”.
Perché ha deciso di impegnarsi nella Polisportiva?
“Pratico sport dai tempi del liceo e non ho mai smesso. Nell’agonismo ci sono entrata tardi, a 30 anni, precisamente con la Canoa polinesiana e il Dragon Boat. Forse per questo ritardo, adesso a 51 anni, sono ancora carica e motivata su tutto quello che riguarda lo sport”.
Cosa significa essere una taxista? Quali difficoltà ci sono, se ci sono, rispetto ai colleghi maschi?
“Non è come essere un tassista, ci sono vantaggi e svantaggi. Come le ho detto, non per i colleghi uomini ma per il mondo esterno alla categoria. Simpatici epiteti dei quali ne faresti volentieri a meno vengono dalla strada, mai dai colleghi. Le differenze ci sono, eccome se ci sono. Ma ‘guarda e passa’, noi con la licenza ci lavoriamo, meglio andare oltre che mettersi nei guai per un insulto del tutto fuori luogo. Molti utenti rimangono piacevolmente sorpresi quando ci scoprono alla guida, per me è sempre una perplessità che dovrebbe essere superata, ma meglio una donna o un uomo che ti dice ‘Oh, finalmente una donna tassista!’ che un represso esaurito che ti urla dietro una parola non esattamente gentile”.
È mai stata fatta oggetto di molestie durante il suo lavoro? E di che tipo?
“Per me è una molestia anche una signora che ti rifiuta perché sei donna, ahimè, succede anche questo. La molestia vera e propria? Sì, sono stata molestata, superabile, mi fanno un po’ pena perché non si rendono conto di avere una scarsa stima di se stessi. Io vado avanti, ne ho passate di ben peggio, chi mi conosce lo sa. E poi questo mestiere ti fa crescere tanto. Alle molestie, alle offese, all’odio, inutile rispondere. Le ripeto, noi con la licenza ci dobbiamo lavorare. L’importante è non subire aggressioni fisiche, ci sono stati casi e non se la sono vista bene, casi sporadici. Ogni giorno monti e speri: a) di non avere incidenti b) di non essere derubata c) di non essere aggredita. Alla fine in macchina ci salgono solo sconosciuti e non sai mai come andrà a finire. Nel quotidiano non ci pensi, ti si ghiaccia il sangue quando senti che qualcosa non va, e lo senti, speri solo di sbagliarti e di scendere il passeggero il prima possibile”.
Cosa serve alle donne per raggiungere una vera parità di genere?
“Un po’ di educazione, un radicale cambio del linguaggio, espressioni del tipo ‘ci vogliono i maroni’ o ‘questa tipa è cazzuta’. Se le dicessero ‘questa tipa ha la controvagina’ si immaginerebbe magari un prototipo di super donna fattrice, mai una donna in gamba. Quindi ci vuole una ristrutturazione del linguaggio. Il peso delle parole. Forse una sorta di parità l’abbiamo già inizializzata, per la vera e propria parità, senza ipocrisia, beh, quella forse io non la vedrò”.