firenzetoday.it Nella sala riunioni del 4390 Taxi Firenze si sono incontrate ieri le delegazioni di tassisti, balneari, ristoratori, baristi e ambulanti, per discutere degli scenari dei rispettivi settori professionali. L’incontro, introdotto dal padrone di casa Luca Tani, presidente del 4390 Taxi Firenze, ha visto la partecipazione di Claudio Giudici, presidente nazionale UriTaxi, di Emiliano Favilla, figura storica dei balneari e presidente del Comitato nazionale “Salvataggio imprese e turismo italiano”, di Nando Cardarelli, coordinatore nazionale Comitati Balneari, di Vittorio Pasqua, vicepresidente Associazione Nazionale Ambulanti, di Gabriele Boldrini, presidente di Rete Imprese Rimini e di Raffaele Madeo, presidente di Tutela Nazionale Imprese.
“È in atto un attacco verso il mondo del lavoro da parte della grande finanza. Nel caso delle nostre categorie, e nello specifico di questo momento, di tassisti e balneari, si mira a dividere il lavoro dal capitale. Nella piccola impresa, infatti, chi investe e mette i capitali è anche chi guida il taxi o rastrella la spiaggia. L’operazione in atto – hanno dichiarato i rappresentanti delle varie categorie al termine dell’incontro – è quella di spaccare questa unità tra lavoro e capitale, costituzionalmente tutelata e promossa, proponendo un modello diametralmente opposto, dove i capitali siano messi da grandi gruppi speculativi ed il lavoro da coloro che fino ad oggi lo svolgevano, oppure dalle tante “riserve” disoccupate create dalle politiche neo-liberiste dell’ultimo trentennio. Queste politiche ed i suoi epigoni, purtroppo, invece che contrastare tutto ciò, lo agevolano con riforme legislative ingiuste che porteranno, oltretutto, all’abbassamento della qualità dei servizi interessati”.
“Rileviamo – hanno sottolineato – che al momento alcuni rappresentanti politici abbiano deciso di auto-commissariarsi, preferendo lasciare scelte politiche elettoralmente sconvenienti, imposte dal Recovery Fund, ad un premier che non necessita di voti. Esse sono riassumibili nell’obbligo di consegnare asset produttivi oggi parcellizzati tra tanti piccoli imprenditori, a pochi gruppi finanziari stranieri e nazionali, attraverso la finzione dell’apertura “al mercato”. Un giochetto già costato caro al nostro Paese negli anni ‘90, con le privatizzazioni di telecomunicazioni, banche d’interesse nazionale, autostrade, siderurgia, che oggi fanno parlare di sé solo attraverso la messa in pericolo della sicurezza informativa nazionale, le truffe finanziarie, la cronaca nera, smantellamenti produttivi e licenziamenti. È l’ora che la politica riacquisti il proprio ruolo di difesa dei valori costituzionali che al primo posto pongono il lavoro e i cittadini che lavorano, e non la grande finanza parassitaria.”