romatoday.it Dopo anni di proteste, battaglie, scioperi e blocchi del traffico sembra sancita, almeno su carta, la tregua tra tassisti e Uber. E la svolta arriva proprio da Roma, città in cui le proteste sono state tra le più accese: in un video diventato ormai virale Loreno Bittarelli, presidente della Cooperativa Radiotaxi 3570, ha annunciato la recente firma di un accordo che comporterà principalmente la condivisione della stessa piattaforma di prenotazione delle corse.
Semplificando al massimo, Uber verrà integrato nell’app ItTaxi – che consente di prenotare un taxi in 70 città italiane – con la promessa di collaborare con i tassisti romani: gestirà in proprio solo le richieste di Ncc (noleggio auto con conducente), mentre quelle per i taxi che arriveranno sull’app del colosso di San Francisco verranno girate ai tassisti. In questo modo, ha detto Bittarelli nel videomessaggio inviato alla categoria, “oltre a quelle dei nostri utenti riceveremo le richieste di tutti gli utenti Uber, che sono tantissimi, e potremo così ampliare notevolmente la nostra base di clienti, soprattutto di quelli stranieri, provenienti da oltre 10.000 città in tutto il mondo”.
“Dopo diversi mesi di trattativa siamo riusciti a convincere Uber a operare in Italia nel rispetto della legge 21/92 (la legge quadro per il trasporto, ndr), e a collaborare con noi integrandosi con la nostra app ItTaxi – spiega Bittarelli – d’ora in poi Uber si impegna ad assegnare i servizi ncc agli ncc, e i servizi taxi ai taxi, mentre in precedenza Uber usava solo gli ncc. L’integrazione delle due applicazioni sarà operativa tra circa un mese”. I tassisti potranno aderire su base volontaria, facendo presente alla relativa amministrazione l’intenzione di essere integrati nel sistema, mentre Uber si è impegnato a servire i clienti taxi soltanto tramite l’app.
La reazione dei tassisti
L’annuncio è piombato sulla categoria con l’effetto di una granata, dividendo e alimentato il dibattito e – prevedibilmente – anche le proteste, condivise sui social e via chat. Lo stesso Bittarelli ha voluto sottolineare che “mi rendo conto dell’impatto che può avere questa notizia, ma è una partnership strategica per tutto il nostro settore e un importante passo in avanti per lo sviluppo e la crescita nostro lavoro. La cosa più importante dell’accordo è che con la nostra azione abbiamo trasformato di fatto un antagonista e un potente competitor, quello che per molti è un nemico della categoria, in un partner commerciale che d’ora in poi si impegna ad agire all’interno delle leggi italiane e a lavorare con noi”.
L’accordo, sottolinea ancora Bittarelli, è stato raggiunto “grazie alla ricerca di vantaggi comuni, esercitati rigorosamente all’interno del perimetro della legislazione italiana, e sancisce l’inizio di un nuovo modo di lavorare per tutti allontanando il pericolo liberalizzazioni. Sono convinto che chi deciderà di aderire potrà lavorare di più e meglio, basti pensare alle mance che possono arrivare attraverso l’app di Uber”.
La partnership verrà finalizzata con un incontro ufficiale con il capo mondiale di Uber, che nei prossimi giorni arriverà appositamente a Roma per firmarlo: “Sono consapevole di come sia difficile comprendere la portata di questo accordo – ha concluso Bittarelli – ma dobbiamo essere ottimisti e orgogliosi del lavoro svolto, siamo un esempio avanguardia per tutte le città europee e mondiali, solo noi siamo riusciti a raggiungere un punto di interesse comune”.
L’esempio oltreoceano
L’accordo romano arriva sulla scia di quello già firmato a New York, dove Uber ha firmato una partnership con due app di taxi locali: gli utenti che sono in cerca di un taxi a New York potranno prenotarlo tramite l’app di Uber, che girerà la richiesta alle cooperative di taxi. Una cosa simile è già stata fatta in diverse città spagnole – tra cui Barcellona e Madrid – in Austria, in Germania e in America Latina.
L’obiettivo è trovare un compromesso e collaborare: a New York l’accordo prevede che i tassisti vedano il guadagno previsto prima di una corsa, e che possano quindi rifiutarla se non lo ritengono adeguato. Le due cooperative taxi che hanno aderito all’iniziativa hanno poi concordato una serie di condizioni particolari sul fronte commissioni, che è poi quanto accadrà con tutta probabilità anche a Roma. Città in cui la tregua sembra però complessa da raggiungere e regolamentare, anche alla luce dei trascorsi.
I nodi da sciogliere per i tassisti: “Enorme zone grigia in questo accordo”
“La normativa di riferimento, se prendiamo a esempio New York è molto differente – conferma Alessandro Atzeni, coordinatore regionale Uil-Trasporti Lazio settore taxi – Tanto per dirne una, gli operatori dovrebbero diventare dipendenti della multinazionale stessa. La nostra realtà è ben diversa, e dopo questa notizia c’è stato un grande malcontento tra la categoria, che non ha fiducia nelle multinazionali e in Uber in particolare. In merito dichiarazione fatta sul fatto che le corse taxi verranno girate ai tassisti, come si vigilerà sul fatto che accada?”.
“Allo stato attuale – prosegue Atzeni – l’operatore Ncc opera di fatto su un servizio indifferenziato e bypassando i vincoli con l’uso dell’app, c’è un’intermediazione tra utente e operatore. Nessuno vieta di usare lo strumento tecnologico, ma la normativa esistente stabilisce che gli Ncc debbano prendere la chiamata all’interno della rimessa, uscire, andare a prendere il cliente e poi tornare in rimessa. Il noleggio deve partire da una rimessa, e i veicoli non possono sostare su suolo pubblico, come è invece prerogativa dei taxi. Non possono insomma prendere clienti su strada e sulla base della vicinanza. Con l’app però spesso questi vincoli vengono aggirati, basti vedere quante auto nere si vedono sostare per le vie del centro: in quel caso non sono in rimessa, e il noleggio non parte dalla rimessa”.
A infiammare ulteriormente gli animi c’è il fatto che dal 2019 la categoria dei tassisti attenda ancora i decreti attuativi per la legge 12-2019, che stabilisce le norme in materia di licenze ed esercizio per gli Ncc, e che sia in discussione il Ddl Concorrenza, che riformerebbe ulteriormente il settore trasporti puntando a una maggiore liberalizzazione per promuovere la concorrenza: “Questo accordo non piace anche per questo – conclude Atzeni – viene da chiedersi se sia commerciale o politico. Le problematiche del settore non si risolvono con accorci commerciali, ma con la normativa, che esiste e deve solo essere attuata”.