corrierefiorentino.corriere.it La stazione di Santa Maria Novella è lì, a pochi metri. Basterebbe aprire lo sportello e imboccare le scalette di via Alamanni. Ma il taxi non si può fermare, deve arrivare alla rampa dedicata, in linea d’aria solo cento metri più in là. Non cambierebbe molto, se non fosse che l’auto deve ancora percorrere una gimkana di un chilometro e 400 metri per poterci arrivare: via Alamanni, piazza Stazione lato caserma dei carabinieri, via Panzani, il giro di piazza dell’Unità, ancora piazza Stazione fino a piazza Adua, per poi svoltare a sinistra, arrivare davanti all’ingresso per i binari, scendere di nuovo verso le scalette e, finalmente, imboccare la rampa. Nel mezzo, otto semafori. «Se hai a bordo un giovane senza valigie, puoi anche farlo scendere al volo mentre sei fermo a un rosso. Ma con un anziano che ha i bagagli come fai? A volte, qualche cliente pensa che tu stia facendo tutto quel giro per fregarlo. Così, mi è capitato di fare lo sconto: con 21 euro sul tassametro, per l’imbarazzo mi sono ritrovato a chiederne 15».
A raccontarlo è Giorgio Bini, taxi Pisa 24, vice presidente di Socota, la società che lunedì scorso ha lanciato il campanello d’allarme sulla viabilità fiorentina, tra il caos delle regole in stazione, l’esplosione dei cantieri, la soppressione di alcune corsie preferenziali. A bordo del suo taxi, ieri mattina, in una situazione di traffico abbastanza scorrevole, da via Jacopo da Diacceto alla rampa ci sono voluti 12 minuti, 8 dei quali a partire dalle scalette di via Alamanni. «Ma ora va bene, col traffico che c’è di solito va molto peggio. Qui si resta bloccati decine di minuti». Per il cliente, può significare anche una decina di euro in più di spesa. Per i tassisti, la stazione di Santa Maria Novella è l’epicentro delle attività, e anche per questo il punto più delicato, già a partire da quel semaforo davanti ai binari del tram che, per uscire dalla rampa, rimane spesso rosso per due, tre minuti. Quasi un avvertimento per quel che toccherà di lì in poi ai clienti.
Ma più che uscirne, è arrivare in stazione l’impresa più difficile. I tassisti ne hanno proposte di tutte, senza alcun risultato, racconta Bini: aprire via Alamanni ai taxi per evitare la coda di via Jacopo da Diacceto, «niente». Permettere il passaggio sui binari della tramvia come succede in altre città, «ma Gest non vuole». Consentire la svolta a sinistra per entrare sulla rampa già dalla caserma dei carabinieri, «il Comune non ci ha risposto». Lasciare ai taxi il passaggio gratuito dal parcheggio sotterraneo per evitare il traffico, «ma Firenze Parcheggi ci offre un solo transito al giorno, dal secondo paghiamo 3 euro e 80 ogni volta che entriamo».
Il peggio è che una macchina non può fermarsi neppure davanti all’ingresso principale della stazione, perché i lavori alla pensilina, cominciati dopo il crollo del luglio 2019, non solo sono sempre in corso (e apparentemente fermi), ma ora hanno invaso parte della carreggiata: ed è subito ingorgo. Così, i taxi stanno in coda, sia che arrivino dai viali, sia che vengano dalla sempre intasatissima via Nazionale. Martedì sera, il presidente di Socota, Simone Andrei, aveva dovuto annullare l’appuntamento con il nostro giornale: «Sono bloccato in viale Strozzi (in Fortezza, ndr), non ci si muove da decine di minuti. Non posso neppure accettare richieste dai clienti, non posso arrivare da nessuna parte». Sui viali, i taxi lamentano la soppressione di corsie preferenziali, come quella di via Baracca, che serviva per arrivare velocemente a Peretola: «Ora siamo nel traffico come tutti gli altri. Non ci sono alternative — spiega ancora Giorgio Bini — Ma almeno per i clienti che vanno o vengono dall’aeroporto il prezzo è fisso, 22 euro più gli eventuali bagagli. Se perdiamo tempo, in quel caso ci rimettiamo noi».
Ma muoversi in città, al di là del nodo cruciale di Santa Maria Novella, di questi tempi è un problema anche a causa dei tantissimi cantieri del centro storico. Sono ovunque, e ogni pochi passi c’è una deviazione. In via del Moro, svolta a sinistra obbligata in via del Sole; in piazza Goldoni, niente ingresso in Borgo Ognissanti; in via Strozzi, bloccata l’entrata in piazza Repubblica; da via Calimala, non si entra in via Porta Rossa. In una selva di bici contromano, furgoni del carico e scarico parcheggiati in doppia fila e dentro la Ztl ben oltre il limite da regolamento comunale delle 10 di mattina, e pedoni che, avendo o no la precedenza, non fanno nulla per facilitare il passaggio dei taxi. «Dopo due anni di pandemia fa una certa specie vedere questi cantieri tutti assieme. Non si poteva fare qualcosa prima, quando la città era vuota? — dice Bini — Non è un’accusa all’amministrazione, sappiamo che è difficile coordinare una complessità del genere. Il nostro è un appello: conosciamo la viabilità, per favore ascoltate le nostre proposte per ridurre i disagi». Il grottesco arriva però in lungarno degli Archibusieri: solito cantiere, solita svolta obbligata, e il taxi entra a passo d’uomo ai Georgofili, per poi imboccare, in uno scenario surreale, mentre i turisti si spostano attoniti, il piazzale degli Uffizi. Il transito va bene perché di prima mattina i visitatori sono ancora in pochi. Perché quando c’è l’ingorgo dei trolley, come attorno alle dieci e mezzo in piazza San Lorenzo, al taxi non resta che attendere. E, spesso, in centro, a piedi si fa prima.