È davvero singolare vedere come la narrazione di ciò che è avvenuto dopo l’accordo tra alcuni “perspicaci tassisti” e UBER appare sempre di più influenzata da una sorta di “ritrovata verginità” da parte di chi rilegge i fatti come gli piacerebbe che questi fossero così che da Milano, Roma, ma anche da Firenze dove, con i monologhi del più che mai Signor “so tutto io”, la stanno raccontando a piacimento ad uso e consumo di quella che viene evidentemente considerata una categoria di ignoranti.
Ovviamente nessuno ha la pretesa di essere un Giurista dal linguaggio forbito come il Fiorentino e neppure un Marketing Manager illuminato come lo Yellow Boss milanese ma pensare di accampare scuse in merito a quanto accaduto negli ultimi mesi all’interno di questa categoria, vuol dire pensare che la categoria sia composta da gente troglodita e non in grado di capire.
Comunque sia è il tassista il vero titolare di licenza e per questo deve essere tutelato e trattato con rispetto più del business e degli interessi di pochi, soprattutto di quelli che spalancano le porte a Multinazionali (un esempio su tutti Amazon) che nel 2020, mentre i tassisti facevano la fame, ha portato a casa ricavi per 7,25 miliardi di euro, pagando le tasse (a differenza dei tassisti) in altri paesi, mentre Uber, che ci riguarda nello specifico nel quarto trimestre del 2021 per la sola attività legata a quelli che loro chiamano “taxi privati”, ben 11,3 milioni di dollari estrapolati da un lavoro che non è portato da Uber, ma attinto da quello che è il “core business” dei tassisti nelle loro città di origine.
Abbiamo ascoltato tutti i video del “metallico” Anonymous, personaggio misterioso che, a differenza di molti, almeno parla chiaro: vero che chi punta il dito dovrebbe mettere la faccia, ma piuttosto che lunghi monologhi senza un fine è meglio un Anonymous a risvegliare le coscienze del nulla assoluto, molto più del solito comunicato prolisso diramato ieri dopo il Parlamentino che si è svolto nel Gran Ducato di Toscana dove, al di là dei soliti faremo, diremo e andremo, si chiede di fatto l’unica cosa che andava fatta già da tempo ai tassisti e cioè di fermarsi !
In conclusione, staremo a vedere se chi rappresenta una certa parte della categoria a parte le ovvietà del fermo e della discesa a Roma, sarà ad indicare anche una strada, magari dando un segnale forte fatto di dimissioni (e non solo riflessioni), allontanandosi con i fatti dall’App Italiana amica degli Americani UBER , facendo seguire i fatti alle tante parole così da poter ritrovare quell’etica smarrita in nome di un discutibilissimo progetto.