ilgiornale.it Nuovo sciopero dei tassisti contro il «ddl concorrenza». La protesta, non annunciata, è nata spontaneamente lunedì sera, per poi concretizzanrsi ieri mattina con l’astensione dei lavoro dei taxi di Milano, come di altre città.
Le ragioni della protesta si ritrovano in particolare nell’articolo 10 del «disegno di legge» – già approvato al Senato – e nel timore che possa portare alla liberalizzazione delle licenze nel trasporto pubblico, a vantaggio delle multinazionali. Nei giorni scorsi i sindacati avevano chiesto lo stralcio della norma, ma inutilmente. Due giorni di sciopero sono stati proclamati quindi per il 20 e 21 luglio, ma anche i tassisti milanesi i hanno deciso di fermarsi prima, e non è la prima volta che accade: già a fine giugno avevano incrociato le braccia senza preavviso, e il 6 luglio, davanti alla sede della Prefettura, in corso Monforte, hanno protestato contro «l’adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante l’uso di applicazioni web», come Uber e Lyft, e contro la «promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze». «Siamo qui oggi per ribadire anche al Prefetto la richiesta di stralcio dell’articolo 10 del ddl concorrenza – aveva detto il presidente dell’associazione Taxitam, Claudio Severgnini – È un problema di mercato. Come si fa a concorrere con una multinazionale come Uber che non paga le tasse in Italia ma in uno Stato dove gli è più agevole?». In quella occasione, il presidente di Taxiblu e appTaxi Stefano Salzani aveva spiegato che per i tassisti l’articolo 10 «nulla centra con le liberalizzazioni» e «rischia di cancellare un servizio pubblico favorendo multinazionali che danno ad oggi l’illusione di offrire servizi fantasmagorici ma che in realtà a fronte anche di prezzi più alti e servizi non garantiti azzererebbero i sacrifici di circa 40.000 operatori Taxi e delle loro famiglie, un danno incredibile che interesserebbe oltre 100.000 persone in Italia».
Dopo le recentissime rivelazioni contenute nell’inchiesta giornalistica internazionale su Uber, e sulla sua attività di lobbying degli anni passati, la protesta ha preso ulteriore vigore. E ieri, il Consiglio regionale ha votato a favore di una mozione, presentata dal leghista Max Bastoni, che impegna la Regione Lombardia a chiedere al governo lo stralcio dell’articolo 10. Sinistra e 5 Stelle si sono astenuti chiedendo il voto per parti separate. «Desta preoccupazione – dice Bastoni – un panorama che darebbe il via ad un pericoloso strapotere di Uber e di altre piattaforme tecnologiche, che consentirebbero al consumatore magari di mettere a confronto in una schermata di telefonino servizi, disponibilità e prezzi offerti da più operatori di auto con conducente. Poi come si è visto, sia in Italia sia in Francia e Svizzera, le multinazionali del settore spiccano esclusivamente per caporalato e violazione delle leggi di tutela dei lavoratori dipendenti». «L’approvazione del disegno di legge legittimerebbe queste condotte» aggiunge Bastoni esprimendo solidarietà alle manifestazioni dei tassisti nelle città italiane.