La crisi di governo fa slittare lo sciopero dei tassisti

ilgiornale.it La crisi del governo Draghi spinge i tassisti a posticipare a data da destinarsi gli scioperi già indetti per le giornate di mercoledì 20 e giovedì 21 luglio. La categoria, intenzionata con ogni mezzo a contrastare l’articolo 10 del ddl Concorrenza, che si prefigge l’obiettivo di liberalizzare maggiormente la professione col rischio di spalancare le porte alla concorrenza di Uber, aveva deciso di sospendere la propria attività nelle date del 5, 6, 13 e 14 luglio. Uno stop a cui sarebbero dovuti seguire, secondo i progetti iniziali, anche gli scioperi in programma per le giornate del 20 e del 21 di luglio.

Durante una riunione avvenuta nel corso della giornata di oggi [18/7], tuttavia, l’assemblea nazionale dei sindacati dei tassisti ha scelto di sospendere temporaneamente le proteste, nell’attesa di sviluppi politici più chiari. “Considerata la conclamata crisi di governo in atto, con la quale risultano interrotti i lavori del parlamento e in particolare della Commissione industria della Camera dei Deputati, dove dovrebbe essere affrontata la questione della riforma del comparto taxi”, si legge nel comunicato, “si è ritenuto opportuno revocare il fermo nazionale del servizio”. La categoria ha pertanto deciso di attendere gli sviluppi della crisi di governo prima di decidere come comportarsi e mandare avanti le proprie rimostranze. “I rappresentanti del comparto torneranno a riunirsi nei prossimi giorni”, annunciano i sindacati nella nota, “al fine di mantenere alto il livello di attenzione sull’approvazione dell’articolo 10 del ddl Concorrenza, e valutare eventuali nuove forme di protesta con la proclamazione di un nuovo sciopero”.

Si tratta pertanto di un semplice rinvio a data da destinarsi, dato che non c’è alcuna intenzione di scendere a patti per quanto concerne il tanto contestato articolo 10. “Non siamo intenzionati a concedere alcuna delega in bianco a nessun governo per intervenire sul comparto”, dichiarano i sindacati in conclusione, “per noi l’unica strada percorribile è quella dello stralcio dell’articolo 10, tanto più alla luce delle numerose e vergognose commistioni che stanno emergendo grazie all’inchiesta Uber Files, tra ambienti istituzionali e strutture di pressione di vario tipo, studi professionali, uomini d’affari, think tank pseudo liberali, affinché le norme del comparto taxi, vengano riscritte in favore della potente multinazionale americana”.