milano.corriere.it La partnership del consorzio 6969 apre la contesa. Chi abbraccia la novità è considerato un traditore. «Ma è il futuro, non possiamo voltare le spalle». Insulti e risse: autorità pronte alle prime denunce.
La rivoluzione è partita in sordina, ma potrebbe cambiare per sempre il mondo del trasporto pubblico non di linea. E come tutti i processi di cambiamento provoca entusiasmi, polemiche, scontento, e in qualche caso anche scontri. Quelli tra i tassisti aderenti al consorzio ItTaxi (a Milano lo 02 6969), che ha sottoscritto una partnership avviata prima a Roma e da una settimana attiva anche nel capoluogo lombardo che permette alle auto bianche l’ingresso nel mondo delle app digitali del trasporto, e gli altri fedeli alla linea del «no a oltranza» a Uber, il nemico di sempre, accusato di fagocitare la categoria dentro i meccanismi del mercato deregolamentarizzato.
Sotto una coltre di calma apparente, assicura una fonte anonima al Corriere, tra le due fazioni la tensione è alta, ed è sfociata, in qualche caso, in autentica rissa, non solo verbale. I tassisti che hanno abbracciato la novità dell’accordo sono considerati infatti i traditori della causa, e in certi casi, viene riferito sotto voce, vengono invitati con modi non certo diplomatici a non presentarsi ai punti di raccolta dei passeggeri come le pensiline a fianco alla Stazione Centrale o l’aeroporto di Malpensa, in una sorta di «Daspo» — li definisce la fonte mutuando l’espressione usata per i divieti della questura ad assistere alle manifestazioni sportive — tra colleghi della stessa categoria.
Qualche volta le liti non si sarebbero limitate alle parole, e su queste vicende starebbero per arrivare le prime denunce e i primi esposti alle autorità. Ma cosa è cambiato, di fatto, da una settimana a questa parte? La svolta arriva appunto dall’accordo stretto tra Uber, la multinazionale di San Francisco osteggiata tradizionalmente dagli autisti in tutto il mondo, ma comunemente utilizzata soprattutto da giovani e turisti stranieri, e il consorzio ItTaxi, che vanta una flotta di 12mila vetture in tutta Italia (1400 tra Milano e Città metropolitana, si legge nel sito di riferimento). Da pochi giorni chi cerca una vettura su Uber potrebbe essere indirizzato ai taxi tradizionali (e non più solo agli Ncc, le auto a «noleggio con conducente»). Il prezzo per il passeggero è sempre regolamentato a tassametro, mentre Uber trattiene una commissione al conducente). Tra i tassisti c’è chi sostiene che «questo è il futuro e non gli si può voltare le spalle», e che il lavoro, «soprattutto con gli stranieri», è «aumentato vertiginosamente».
Ma non tutti quelli del «6969» hanno gradito la novità — fino a qualche mese fa impensabile — e le defezioni dal consorzio di riferimento sarebbero state almeno un centinaio. Per i transfughi, il consorzio Taxiblu (lo 02 4040) propone una promozione a 50 nuovi iscritti nel mese di settembre. L’ingresso della app statunitense, tra l’altro, è avvenuto proprio nel giorno in cui il Senato ha dato il via libera al disegno di legge del cosiddetto Ddl concorrenza. L’articolo 10, la contestatissima norma che dava licenza al governo di avviare la liberalizzazione del settore, è stato stralciato dal testo finale, come chiesto dai sindacati, con scioperi e manifestazioni davanti alla sede del governo, e dai lavoratori con blocchi selvaggi a oltranza, che a Milano hanno avuto la durata maggiore rispetto al resto del Paese.
Il primo sciopero non autorizzato si era verificato alla fine di giugno, con 5 giornate di auto ferme, tra i disagi di visitatori e cittadini. La protesta era riaffiorata nel mese di luglio, quando i colloqui con il Ministero portavano a un punto morto, e quando era esploso l’Ubergate , l’inchiesta curata dal Guardian e da un consorzio di giornalisti investigativi, in base alla quale, stando a quanto rivelato da una serie di file riservati, il gigante della tecnologia avrebbe violato le leggi, ingannato la polizia, e fatto pressioni sui governi durante la sua espansione. In entrambe le occasioni, non erano mancati momenti di nervosismo con i conducenti Ncc, bersagliati da lancio di uova e insulti.