palermo.repubblica.it PALERMO – “È un danno economico, ma se rifiuto i pagamenti con il Pos non lavoro più”. Francesco Calista, tassista palermitano, rimpiange la stagione pre-Covid, quando bancomat e carte di credito non si utilizzavano per le piccole cifre e almeno la metà delle corse si saldava in contanti. In linea di principio è contrario all’uso del Pos, ma si è reso conto che negli ultimi tempi in pochi sono disposti a pagare con le banconote.
Fino a 60 euro non sarà più obbligatorio il Pos. Contento?
“Purtroppo non si risolve il problema: il 95 per cento della clientela, prima di salire sul taxi, mi chiede se può utilizzare la carta. Io non posso certo rispondere che sotto i 60 euro accetto solo contanti, altrimenti non salgono e ci perdo molto di più”.
Meglio pagare le commissioni bancarie…
“In media, ogni quindici corse cittadine, ne regalo una alla banca. E non posso neanche aumentare le tariffe: non sono come un negoziante che può considerare le transazioni elettroniche un costo in più e caricarlo sul prezzo finale. Siamo costretti a adattarci al mondo che cambia, ma tariffe e margini di guadagno, per noi tassisti, sono rimasti gli stessi”.
Il problema non sarà solo il costo del Pos.
“Le pare poco? Ieri avevo in auto otto persone da portare in aeroporto con la tariffa convenzionata del taxi sharing: 8 euro. Un prezzo agevolato concordato con il Comune alcuni anni fa. Tutti hanno pagato con il bancomat e ho fatto otto transazioni distinte. Di fatto, per me, una persona ha viaggiato gratis”.