ilgiorno.it Milano cara, addio. Se ne va «deluso, amareggiato, schifato » Gianluigi Barone, imprenditore turistico che chiude la sua società ormai piena di debiti e lascia la città dopo trent’anni. Una vicenda paradossale quella che racconta, la storia di una buona idea contrastata, ostacolata, soffocata dalla burocrazia. E’ la storia dei “VeloLeo“, colorati risciò a pedali che per qualche tempo hanno affollato il cuore turistico della città («un po’ come le carrozzelle a Roma ») ma che adesso sono spariti. «Nel 2004, durante un viaggio a Berlino, mi imbattei in questi strani veicoli a tre ruote che scorrazzavano per la città accompagnando i turisti a visitare il centro.
Solitamente vengono noleggiati a ragazzi che vogliono offrire un servizio turistico (anche taxi) nei centri delle città. Quei ragazzi pagano un noleggio alla società proprietaria dei veicoli e tutti gli incassi restano in tasca a loro. La società proprietaria vive col noleggio dei veicoli (circa 50 euro al giorno), ma anche con la pubblicità e gli eventi comunicati dai risciò che possono essere personalizzati con pellicole adesive. Nel mondo sono conosciuti come Velotaxi e già vent’anni fa giravano in 40 metropoli, oggi le città che li ospitano sono più di ottanta».
Barone, 61 anni, un passato da pubblicitario e imprenditore della comunicazione, a suo tempo acquista dieci Velotaxi («ma ci consigliarono subito di togliere “taxi” per non infastidire la categoria ») e nel 2005 in un un documento spedito a Palazzo Marino spiega il suo progetto. «La legge non prevedeva un servizio del genere ma non lo proibiva. Così ci viene rilasciata un’autorizzazione sperimentale per un anno, però i ragazzi non potevano chiedere un compenso altrimenti avrebbero svolto un servizio taxi. Escogitammo la formula “il passaggio è gratuito, ma una mancia è gradita”». Funzionò? «Non potevamo costruire pacchetti, offerte, circuiti, e tutto ciò che i turisti richiedevano. Fortunatamente però gli sponsor gradivano molto il nostro servizio, il design del veicolo a impatto zero, grande visibilità del brand “portiamo la tua pubblicità tra la gente”. E poi i Velo- Leo, paragonati alle biciclette, potevano percorrere l’asse pedonale San Babila – Castello, entrare nei parchi Sempione e Giardini Montanelli, portare le persone sin sotto i monumenti ».
Per lunghi anni il servizio funziona. Una cinquantina di studenti si offrono come “pedalatori“ per arrotondare. Assicurati e pagati con voucher, vengono formati da un istruttore che conosce cinque lingue. Devono fare un po’ anche da Cicerone, mostrando le bellezze della città ai viaggiatori, per lo più turisti. Nel frattempo però Barone sollecita il Comune a pubblicare un bando che regolarizzi il servizio. Niente. Finché nel 2014 il codice della strada finalmente riconosce i velocipedi (e quindi anche i VeloLeo) come veicoli che possono svolgere il servizio di noleggio con conducente. Tutto risolto? «Il contrario. Perché poi viene emanato un regolamento comunale che prevede la necessità del patentino di “accompagnatore turistico“ per chi conduce il veicolo». Sembra ragionevole. «Ma non lo è. La Città metropolitana che dovrebbe rilasciare i tesserini non lo fa perché deve attendere la Regione, che a sua volta deve stabilire il numero contingentato di “permessi“ ma solo dopo l’ok del ministero. Risultato: tutto bloccato. Così ho potuto lavorare solo con due ragazzi che avevano già il patentino: ma volendo fare le cose in regola, con due VeloLeo non si fa nulla.
E per di più a un certo punto, nel 2018, sono spuntati anche dei risciò a pedali del tutto abusivi, malmessi, scadenti ma gestiti dagli ex venditori di semi per piccioni di piazza Duomo. E per più di due anni hanno fatto quello che volevano, tutto in nero, senza che nessuno intervenisse fino alla mia denuncia». Ora però lei molla. «Solo tra gennaio e settembre ho dovuto rinunciare a 250mila euro per tour prenotati. Nel corso degli anni ho avuto decine di incontri con sei diversi assessori comunali alla mobilità ma non è servito a niente. Nell’ultimo mese ho scritto anche al sindaco senza nessuna risposta. Lunedì metto in liquidazione la società e me ne vado».
Mario Consani