Per accertare il fatto che la sicurezza dei Milanesi sia ai minimi storici, non servono né sondaggi né alchimie da TG televisivo, ma basterebbe guardare in faccia alla realtà e ai fatti di cronaca quotidiani. Devastazioni e accoltellamenti legati ai festeggiamenti da Mundial, pestaggi tra baby gang, rapine e scippi in Stazione Centrale e, mentre tutto ciò quotidianamente accade, praticamente nulla di percepito viene fatto nel merito. Significativo di tutto ciò, quanto successo la scorsa settimana ad un collega tassista del turno notte che in turno di lavoro (e come evidenziato divulgato dallo stesso attraverso i social) è stato aggredito pistola in pugno per futili motivi legati alla viabilità, un episodio che ci riporta non solo alla drammatica morte di Luca Massari, ucciso brutalmente a pugni per aver investito con il suo taxi un cane ma anche a quelli di tanti lavoratori e cittadini vittime di una violenza urbana che non viene arginata nemmeno più negli intenti.
Sono anni che i tassisti milanesi chiedono un Protocollo Sicurezza più volte discusso e mai realizzato: si parla di Pos, si parla (anzi è lei che parla e scrive) di Selvaggia Lucarelli, si parla e si criticano i taxi ad ogni piè sospinto, ma del garantire loro un minimo di sicurezza durante il servizio pubblico da loro svolto, non si parla MAI.
Sicurezza: quella certezza che mai dovrebbe venire meno in una città prossima ad una vetrina mondiale come le Olimpiadi del 2026 dove si spera di poter esportare, oltre agli incantevoli paesaggi dolomitici, anche l’idea di Milano città vivibile e moderna non solo in funzione di progetti legati alle ciclabili o alla riapertura dei Navigli, ma di quel concreto quotidiano che tutti vivono.