repubblica.it Domenica 22 gennaio all’1 e 45 del mattino i pompieri di San Francisco sono stati chiamati per domare un grosso incendio scoppiato in una palazzina piuttosto centrale. Erano impegnati a spegnere le fiamme quando sulla scena ha fatto irruzione un’auto senza pilota. Un robotaxi. Incurante del pericolo, del quale con tutta evidenza non si era accorto, l’auto procedeva verso l’incendio ed era ormai nei pressi di un estintore quando un agente per evitare il peggio ha rotto il finestrino, è entrato nell’abitacolo ed è riuscito a fermare la vettura.
Si tratta di uno dei quasi cento incidenti registrati a San Francisco negli ultimi sei mesi con i robotaxi. Niente di gravissimo ma comportamenti, diciamo così, irrazionali che hanno bloccato il traffico cittadino a volte per alcune ore. Quello che accade a San Francisco è interessante perché i robotaxi sarebbero ormai prossimi a entrare nelle nostre città e a San Francisco si sta svolgendo il test più importante: da qualche mese le auto di Google (Waymo) e della General Motors (Cruise) sono state autorizzate a fare servizio taxi nelle ore notturne, dalle 10 di sera alle 6 del mattino.
I risultati per ora sono controversi: da un lato ci sono gli incidenti, è vero, ma dall’altro c’è il fatto che non è mai accaduto nulla di grave. L’Autorità dei Trasporti di San Francisco ha però appena scritto un paio di lettere esprimendo qualche preoccupazione per l’espansione di un servizio ancora in rodaggio evidentemente. Andiamo avanti, è il senso, ma senza fretta. Anche perché è imminente, stando alle promesse, l’arrivo sul mercato dei robotaxi della Tesla di Elon Musk “senza pedali né volante”. L’imprenditore aveva già annunciato che avremmo avuto un milione di robotaxi nelle nostre strade nel 2020. Previsione totalmente sballata. L’impressione è che anche stavolta ci sarà da attendere.