corriere.it I tassisti napoletani oggi incroceranno le braccia. È stato proclamato uno sciopero che, dalle 8 alle 22, rischia di paralizzare Napoli. Le organizzazioni sindacali che hanno promosso l’astensione di 14 ore sono Unimpresa, Sitan Uti, Fast Confsal, Uti Federtaxi, Silt Taxi, Ugl, Uri Taxi, Usb e Orsa. I motivi della rivendicazione ruotano sostanzialmente intorno a risposte non ricevute dal Comune, al quale i sindacati di categoria chiedono un adeguamento delle tariffe; una migliore organizzazione presso porto, aeroporto e stazione; una lotta più incisiva agli abusivi e un adeguamento del regolamento che è vecchio di quasi dieci anni.
Le contestazioni
«Abbiamo cercato di evitare un fermo di categoria dimostrando come settore grande senso di responsabilità sia verso l’utenza che verso le istituzioni locali ma dobbiamo purtroppo constatare con grande rammarico che persiste il totale disinteresse da parte di questa amministrazione verso le problematiche del settore taxi — è scritto in un comunicato congiunto —. Velocità commerciale, lotta all’abusivismo, adeguamento tariffario, problematica multinazionale, calendarizzazione di eventi dove la domanda dell’utenza sarà maggiore, dialogo con l’Autorità portuale e Gesac sono solo alcune delle tematiche e dei gravi problemi che da tempo affliggono la categoria». Una categoria che si sente poco considerata, anche ai tavoli dove si decide della mobilità cittadina «e che spesso è sacrificabile: quando in città c’è un evento di richiamo attrattivo, la prima cosa che viene soppressa sono proprio gli stalli adibiti ai taxi, come è successo in questi giorni a piazza Vanvitelli per dare spazio ad una fiera gastronomica e come accadrà nei giorni 17 e 18 nello stallo del Museo per dare spazio ad uno spettacolo carnevalesco».
L’abusivismo
Un nervo scoperto è la concorrenza delle multinazionali. In pratica Uber, o anche le app trasversali ad altre città d’Italia, «stanno espandendo sempre più il loro potere: uno di questi colossi economici da sempre opera in maniera del tutto autonomo ignorando i regolamenti e facendo dumping sulle tariffe che, è bene ricordarlo, sono amministrative e quindi non possono subire ne sconti e ne maggiorazioni». Ciro Langella, presidente di Consortaxi e presidente nazionale di Uti, racconta di una amministrazione sorda. Lui, che è stato anche consigliere comunale, rileva una mancanza di rapporti concreti con assessorati che da tempo ignorano «le esigenze di una categoria schiacciata da un abusivismo dilagante ed ormai incontrollabile, che arreca ingenti danni ai lavoratori del settore taxi ma anche agli stessi utenti. Ma parliamo anche della velocità commerciale che a causa dell’elevato traffico in qualsiasi ora del giorno scoraggia sempre più l’utenza all’uso del taxi» ricorda, lanciando poi un altro tema, quello dell’ adeguamento tariffario «ormai non è rinviabile, visto il caro carburante».
I costi
A ora quando si sale in un taxi il tassametro indica 3,50 euro e scattano 5 centesimi ogni 48 metri oppure ogni 8 secondi. «La richiesta — dice Langella — è portare lo scatto a 45 metri o a 7 secondi. Ma c’è dell’altro: la disciplina dei turni, ad esempio, ferma a 45 anni fa. I tempi sono cambiati e noi siamo tanti, 2.376. Non è pensabile poi lavorare come quando l’aeroporto non aveva voli che arrivavano dopo le 21 e la città era diversa. Stesso discorso vale per un regolamento, fermo al 2005, che va adeguato. É cristallizzato nel passato, anche sul fronte sanzionatorio». Insomma ammodernare un settore che chiede anche turnazioni diverse in concomitanza con grandi eventi, «per i quali Uber, grazie ad un algoritmo, fa schizzare alle stelle le tariffe ignorando le norme» —ricorda Langella —. E poi un dialogo con l’Autorità portuale e Gesac, da sempre assente».