La notte folle di Achille Costacurta: la tassista racconta la corsa da incubo dalla Centrale ai Navigli

ilgiorno.it «All’inizio pensavo di poter gestire quel ragazzo. Negli ultimi minuti, però, ho avuto paura: abbiamo rischiato di fare un incidente in una strada piena di gente e di farci davvero male». Carla (nome di fantasia) guida il taxi da 14 anni a Milano: martedì sera era al volante dell’auto bianca su cui è salito Achille Costacurta, il figlio dell’ex difensore del Milan e della Nazionale, Alessandro Costacurta, e della modella e conduttrice televisiva Martina Colombari.

Corsa da incubo
Una corsa da incubo di circa mezz’ora, conclusa dal diciottenne con un’aggressione a un ufficiale della polizia locale, finito in pronto soccorso per una ferita provocata da un pugno in faccia e dimesso con una prognosi di sette giorni. Un raid costato a Costacurta junior – appena rientrato da una breve vacanza all’estero dopo la partecipazione con la madre alla trasmissione ’Pechino Express’ – una denuncia a piede libero per resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Torniamo alle 23 di martedì. Siamo in zona stazione centrale, davanti a un ristorante: «Sono arrivata lì per rispondere a una chiamata al radiotaxi – racconta Carla – . Lui è salito in macchina: indossava una camicia a fiori, un paio di pantaloncini e un cappello di paglia e aveva un trolley con sé. Non l’ho riconosciuto, non sapevo chi fosse. Mi ha detto di portarlo in un locale di via Savona», nella zona dei Navigli, esattamente dalla parte opposta della città rispetto alla zona dello scalo ferroviario.

Le scarpe lanciate in strada
Dopo pochi minuti, il passeggero inizia a pronunciare frasi senza senso, per poi abbassare i finestrini e urlare a ciclisti e passanti: «Non mi sono preoccupata, non temevo potesse farmi del male, ma ho capito che c’era qualcosa che non andava. Ho mantenuto la calma e mi sono detta: ’Ora lo porto a destinazione e poi riparto come se niente fosse’».

Con il passare dei chilometri, però, la situazione non fa che peggiorare: «Ha cominciato a dare pugni alla parte interna degli sportelli, ferendosi alle mani: gridava ed era sempre più agitato, era completamente fuori di sé». All’altezza delle Colonne di San Lorenzo, il diciottenne si sfila le scarpe dai piedi e le lancia per strada: «Avevo davanti a me una macchina della polizia – la ricostruzione di Carla –. Ho detto al ragazzo: ’Se non ti calmi, li fermo subito’. Lui, a quel punto, si è bloccato per un attimo. «Scusa, scusa», mi ha detto, ma dopo qualche secondo ha ricominciato esattamente come prima».

La tassista: “Rischiavamo di schiantarci”
E siamo in via Savona, quasi a destinazione: all’improvviso, Costacurta junior apre lo sportello, nonostante la macchina sia ancora in movimento. «Io mi sono messa a urlare – spiega la tassista –. Lui è piombato nello spazio tra i due sedili anteriori, dandomi una botta alla spalla (che mi fa ancora male) e strappando la dashcam sul cruscotto: ha detto che non sopportava le telecamere. Dopo quel gesto, ho capito che non potevo più andare avanti: eravamo in una strada piena di gente per il Fuorisalone e rischiavamo di andare a schiantarci, mettendo a repentaglio la nostra vita e quella dei passanti».

L’intervento dei ghisa
Carla vede in lontananza una pattuglia dei vigili e punta con decisione verso la loro macchina per chiedere aiuto: «Sono scesa e mi sono avvicinata per spiegare la situazione. Lui è rimasto in macchina: inizialmente ha provato a scendere, ma gli agenti hanno bloccato le portiere in attesa che arrivassero i colleghi in aiuto. Poi si è rannicchiato dietro i sedili e ha cominciato a dare calci».

Il pugno al vigile e la denuncia
Ormai sono le 23.35: i ghisa cercano di far uscire il diciottenne dal taxi, ed è in quel momento che lui sferra un pugno a un graduato, colpendolo sotto l’occhio: «Sono riusciti a immobilizzarlo e a portarlo nei loro uffici: solo quando ho formalizzato la denuncia, ho saputo dagli agenti che si trattava di Achille Costacurta». A circa 48 ore dall’accaduto, Carla ripensa a quei minuti e riflette: «In tanti anni di lavoro, non mi era mai capitata una situazione del genere: sì, ho avuto a che fare con ragazzi ubriachi, specie nei weekend, ma l’altra sera ho avuto paura. Mi spiace per quel ragazzo: ho cercato di avere un approccio materno, non è bastato».