ilgiorno.it Nuove licenze taxi, sale la tensione in vista dell’incontro di martedì tra i rappresentanti di categoria e le assessore Arianna Censi e Alessia Cappello. A irritare sindacati e conducenti è stato un post su Facebook del sindaco Giuseppe Sala, che due giorni fa ha illustrato ai suoi follower in maniera neutra le novità introdotte dal Decreto legge Asset sul fronte auto bianche: dalla possibilità per i Comuni capoluogo di indire bandi per nuove autorizzazioni fino a un massimo del 20% in più rispetto a quelle già in essere agli incentivi per l’acquisto di auto a basso impatto ambientale, fino alla norma che prevede che il 100% del ricavato delle nuove licenze a titolo oneroso vada interamente ai tassisti con licenza già attiva.
“Cosa ne pensate?”, ha chiesto Sala. In poche ore, sono arrivate decine di commenti, quasi tutti contro i tassisti e quasi tutti incentrati sulla redistribuzione degli introiti. “Vogliamo sapere se è un sindaco o un influencer – attacca Claudio Severgnini, presidente del Tam –. Perché intervenire in questo modo su un argomento così delicato, per di più a pochi giorni dall’incontro?”. “Se il sindaco vuole – aggiunge Silla Mattiazzi di Uiltrasporti – facciamo un sondaggio tra i nostri clienti sulla mobilità: vediamo cosa ne pensano…”.
Polemiche a parte, la regola è già prevista (con numeri diversi) dal decreto Bersani (che all’epoca recepì anche un parere dell’Agcm sull’argomento): la legge impone che una percentuale non inferiore all’80% vada ai conducenti e che il restante 20% sia investito dal Comune in “iniziative volte al controllo e al miglioramento della qualità degli autoservizi pubblici non di linea e alla sicurezza dei conducenti e dei passeggeri, anche mediante l’impiego di tecnologie satellitari”.
Il Decreto legge Asset ha alzato la quota al 100%, suscitando i malumori dei primi cittadini di diversi capoluoghi italiani. Proviamo a fare un calcolo con questi criteri, al netto del fatto che Palazzo Marino, che da tempo vuole aumentare l’offerta per rispondere a una domanda sempre più elevata, non ha ancora deciso se percorrere la strada indicata dal decreto o quella alternativa che a luglio ha portato la Giunta a chiedere alla Regione mille nuove licenze (si applicherebbe la divisione 80-20).
Nel caso dovrebbe scegliere la prima (l’ipotesi più probabile perché eviterebbe il passaggio a Palazzo Lombardia) e optare per il massimo di licenze possibili (971) con un costo medio che al momento si aggira a Milano sui 130mila euro, la matematica indica che a ogni conducente andrebbero 26mila euro. Ovviamente, se la cifra fosse inferiore, le somme da assegnare a ogni tassista calerebbero: ad esempio, a 100mila euro a licenza, il totale a testa sarebbe pari a 20mila. “È un ristoro a chi sta già svolgendo questo lavoro”, spiega Severgnini, precisando che si tratta di “entrate tassate da aggiungere al reddito annuo“. Detto questo, i tassisti restano contrari alle nuove licenze: avevano detto “no” a 450 nel 2019; ribadiranno martedì il “no” a 971 o mille che siano.