roma.corriere.it L’inciampo su Uber, l’accusa pesante di «fare pubblicità alle multinazionali» mossa dai tassisti e, dopo il battibecco, la cancellazione del post da parte dell’assessore. Troppo tardi, però: gli screenshot dello scontro social, salvati dai tassisti, passano di cellulare in cellulare fino a planare sul tavolo appena apparecchiato in Campidoglio per la questione licenze. Segnale (ulteriore) di nervi tesi e di posizioni al momento inconciliabili. Ma soprattutto testimonianza di come i tassisti, in un momento condizionato dal caos traffico e dalla penuria di auto bianche in circolazione nella Capitale, interpretano la presenza di Uber: il pericolo numero uno in Italia, l’elemento che, come all’estero, può rivoluzionare un settore – quello dei trasporti pubblici non in linea – attualmente gestito dai taxi in regime di sostanziale monopolio. Quasi tutti i tassisti, in realtà: il 3570, per esempio, ha stretto un accordo con Uber il 24 maggio 2022 a seguito del quale la cooperativa taxi più importante di Roma divide equamente con la multinazionale i diritti di prenotazione.
Tassisti (divisi su Uber) attaccano l’assessore Patanè
C’è anche questo a raccontare di uno scontro soprattutto interno alla categoria che affiora nell’attacco social al Campidoglio. Tutto inizia quando l’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè cambia immagine del profilo Facebook personale mettendo una foto della Piramide inversa del traffico, ovvero un grafico internazionale che mette insieme tutte le modalità del trasporto dando delle priorità di utilizzo. La piramide è rovesciata, al vertice c’è l’aereo mentre la base è costituita dai pedoni. Nel mezzo, divisi a fasce, le varie modalità di trasporto, dall’auto alla bici passando da tram, bus e treni. In quarta fascia il grafico mette «taxi/Uber e mezzi cargo». E basta la citazione di Uber (all’estero un’antonomasia: non esistono Ncc o altre sigle a rappresentare il fenomeno) a scatenare la polemica dei tassisti che se la prendono con Patané beccandolo sul suo profilo privato: «Certe società multinazionali sanno essere molto persuasive», scrive allusivamente Federtaxi, una sigla che riunisce una decina di sindacati di categoria, tutti seduti al tavolo in Campidoglio.
L’accusa dei tassisti: «Lei fa pubblicità alle multinazionali»
E Patanè reagisce: «Con chi sanno essere persuasive scusi? Cosa sta sottintendendo? Lo espliciti. Che qui c’è scritto Uber perché qualcuno ha saputo essere persuasivo? Abbia il coraggio delle sue opinioni. Non sia solo allusivo», posta l’assessore. La risposta arriva subito: «Caro assessore Eugenio Patané noi non siamo allusivi ma molto chiari, espliciti e diretti. Lei fa pubblicità ad una multinazionale e non, ad esempio allo 060609 del Comune di Roma. Comunque dimostra tutto il suo essere democratico, degno esponente del Pd, bloccandoci sul suo profilo Facebook».
Il commento delle Usb: Comune sabota il Chiamataxi
Patanè, così, prima blocca i tassisti e poi cambia la foto sul suo profilo cancellando la scritta Uber. Ma ormai la polemica è innescata, tanto che interviene Riccardo Cacchione, esponente delle Usb, con un post pesantissimo: «La presenza di una società che gestisce fondi d’investimento e responsabile di danni fiscali in decine di Paesi, spiega in maniera inequivocabile come l’attuale amministrazione intende garantire (anche in funzione del censo) il diritto al trasporto», scrive Cacchione prima di rendere le accuse al Comune più dirette: «Andate avanti per esperimenti a vuoto, non riuscite a pianificare nulla, ma pensate ad altre licenze (anche per fare cassa), tutto per cercare di darci in pasto all’opinione pubblica, negando che NON MANCANO I TAXI, MA CI SONO SOLO I TAXI», scrive a caratteri cubitali. E poi chiude: «Ignorate e interpretate il Regolamento a senso unico, sabotate il Chiamataxi e strizzate l’occhio ai soci di minoranza delle multinazionali. E tutto il caos ricade sulle nostre spalle: noi zitti non ci stiamo».
L’odio per Uber e il tavolo sulle licenze
Lo scontro, oltre ad esacerbare la tempesta interna ai tassisti per i rapporti variegati nei confronti dei “rivali” di Uber, dà il quadro di una trattativa con il Comune che ancora non decolla. Dopo la delusione per il mancato sostegno da parte del decreto Asset, Gualtieri ha iniziato il percorso ordinario per arrivare a 1.500 licenze in più (mille più le stagionali che si andrebbero a sommare alle 7.838 licenze attive) in vista del Giubileo e verificato anche la possibilità di controllare i Gps della auto bianche. I tassisti si dichiarano disponibili, sì, ad aumentare il numero delle auto bianche in circolazione ma al massimo di «300 unità» imputando il caos traffico alle carenze del trasporto pubblico capitolino, e chiedono provocatoriamente «3 euro in più a corsa» per ammortizzare i danni da ingorgo ma, soprattutto, respingono qualsiasi ipotesi di controllo da parte del Comune.
Lo spiraglio: cessione di pacchetti di licenze
Uno spiraglio di trattativa potrebbe aprirsi, però, sulla modalità di rilascio delle nuove licenze: i tassisti chiedono che il Comuni assegni pacchetti di licenze, che per la legge sono equiparate ad aziende, non alle persone fisiche ma alle cooperative in modo da spalmare i costi dell’investimento su tutti i soci. Ma dal Campidoglio c’è apertura solo per i 500 permessi stagionali: le licenze definitive al momento possono essere assegnate solo a persone fisiche perché giuridicamente rientrano nella disciplina che regola la cessione di azienda. E cedere un’azienda ad un’altra azienda richiede una procedura particolare di cui al momento è sotto verifica la praticabilità. «Serviranno molti mesi», dice Gualtieri in relazione alla trattativa coi tassisti. Se queste sono le premesse, non ci piove.