Il Seveso esonda e Milano da Niguarda alla Stazione Garibaldi finisce letteralmente sott’acqua.Una vergogna che si è ripetuta oltre venti volte da quando gli attuali Assessori Maran e Granelli (allora all’opposizione) chiedevano, con cori da stadio e striscione alla mano, le dimissioni dell’allora Sindaco Letizia Moratti. Saliti al “potere” ed evidentemente abbandonate le problematiche ambientali forse buone solo per fare opposizione, i due da quando Assessori si sono dedicati ad una guerra al taxi, Servizi Pubblico, ricordiamolo sempre, del Comune di Milano al quale hanno dedicato anni di critiche, reportage fotografici in negativo e guerre più o meno dichiarate.
Non una decente lotta all’abusivismo e neppure il rispetto della legge 21/92, ma la tolleranza di qualsiasi sistema App si sia palesato all’utenza e la cancellazione sistematica di stalli taxi di primaria importanza, ultimo dei quali quello di Piazza Tricolore cancellato in una notte senza comunicare nulla alla Categoria. Al di là delle parole e degli slogan che sono a dipingere la città di Milano come futuristica ed Europea, al pari di inutili giustificazioni e di promesse mai mantenute è ormai evidente la non volontà di dialogo tra l’Amministrazione Comunale e la Categoria che (evidente anche questo) sembra aver perso la voglia di lottare.
Tornare al Seveso, fiumiciattolo di neppure 50 km che dalla Spina Verde sui monti comaschi arriva a Milano costretto nel suo attraversare la Brianza da muri di cemento per infilarsi raggiunta Niguarda in una sorta di imbuto sotterraneo che lo fa arrivare spedito come un treno della metropolitana a inserirsi nel fianco destro del Naviglio Martesana a circa metà di via M. Gioia, serve a comprendere come le parole di una certa politica non vengano mai seguite da una progettualità utile ad evitare problematiche poi scaricate inevitabilmente sulla popolazione residente (nel caso degli allagamenti) e dei tassisti, nel caso di una viabilità compromessa.
Creare ogni volta scuse sulle tematiche da parte di un Assessore preposto, serve a certificare una non conoscenza della materia trattata e un’assoluta mancanza di spirito critico.
Davide Pinoli