ilrestodelcarlino.it Bologna, 18 gennaio 2024 – Prendiamo un taxi nel cuore del centro storico di Bologna, in piazza Re Enzo, alle 13 e 10: “Buon pomeriggio, dovrei andare in piazza dell’Unità”. Un tragitto che, di norma, non richiede più di 5-10 minuti. “Va bene. Si prepari, però, che qui c’è la ‘Città 30’: è come fare le scale con una gamba sola, un passo alla volta”.
Nella metafora del tassista è racchiuso tutto il malcontento dei bolognesi, che da martedì si trovano a fare i conti con la rivoluzione slow della mobilità (e con le relative sanzioni, dopo sei mesi di fase sperimentale): nel 90% delle strade urbane è stato imposto il limite di velocità di 30 chilometri orari. Dal centro storico alla periferia, una scelta dell’amministrazione dettata dal principio di voler ridurre gli incidenti e l’inquinamento.
Il tassista, “ben 28 anni di esperienza alle spalle”, non si perde d’animo e parte sfrecciando a 30 chilometri orari (si fa per dire): l’obiettivo del reportage è di capire sul campo come le nuove leggi influiscano su un servizio per i cittadini.
In strada, però, non tutti sembrano avere ancora preso confidenza con il cambio di marcia e, tra automobilisti confusi, autobus in ritardo e l’acquazzone, alla fine per il tragitto prestabilito si impiegano almeno 15 minuti.
“Molti nemmeno lo sanno della ‘Città 30’, altri arrivano da fuori città: così, alla fine, è il caos – continua il tassista –. C’è chi viene a Bologna dall’area metropolitana o dalle province vicine, magari per una visita medica, o chi si reca qui per un convegno in Fiera. Non si tratta soltanto delle abitudini dei residenti, comunque dure a morire: si tratta della quotidianità di tutti”. C’è poi il nodo dei semafori: il Comune ha annunciato di aver messo appunto, insieme con la centrale operativa, un sistema per sincronizzare i sensori e adattarli ai nuovi limiti di velocità. “Eppure a me non sembra cambiato davvero nulla – incalza il tassista –. E pensare che guido quasi esclusivamente in città, perché amo Bologna, e non voglio spostarmi troppo fuori dai confini comunali. Ma io, i semafori, li vedo esattamente come prima…”
Tra un rosso e una preferenziale, si arriva così a destinazione. Ma il viaggio continua: “Dovrei andare anche in zona stadio”, e via di nuovo a 30 all’ora. In direzione Dall’Ara il traffico si intensifica – la zona è quella di luoghi nevralgici, come ospedale e aeroporto –, le tempistiche si allungano e, dopo essere partiti da piazza dell’Unità alle 13.30, si arriva in via Andrea Costa alle 13.50.
“Lo dico a molti clienti: dall’altro giorno, per ogni tratta, bisogna aggiungere almeno 10 minuti di percorrenza – chiosa ancora il tassista –. E molti si spazientiscono: c’è frenesia, poca tolleranza”. Appena si torna sulle strade con il vecchio limite dei 50, in effetti, la tendenza sembra quella di pigiare il piede sull’acceleratore per recuperare il tempo perduto.
Il tassista si mantiene pedissequamente sotto i 30 chilometri orari e, alle 14.05, ritorna al punto di partenza. “Quasi un’ora per un percorso che, solitamente, fa impiegare molti minuti in meno – conclude il guidatore –. Che le avevo detto? Come salire i gradini con un piede solo…”.