ilgazzettino.it “Il ricorso straordinario proposto da V. Tour. di C. Nicola e D. R. S. Snc di cui alle premesse è accolto”. Firmato Sergio Mattarella. Dopo la Cassazione, la Corte costituzionale, il Consiglio di Stato e l’Autorità garante della concorrenza, anche il Capo dello Stato si è espresso sulla circolazione commerciale in laguna, mettendo una pietra sopra ogni tentativo da parte del Comune di Venezia di chiudere ai motoscafi in servizio Ncc (noleggio con conducente) con licenze rilasciate da altri Comuni.
Taxi a Venezia, una storia lunga
È solo l’ultimo (nel senso di più recente) atto di una guerra iniziata negli anni Novanta, quando il settore dei taxi e noleggi acquei fu regolamentato dalla legge regionale 63/93 e poi da un successivo regolamento comunale implementato da ordinanze sempre più restrittive che negli anni portarono alla messa al bando delle lance tipo taxi che non avevano una striscia gialla o verde sulla cabina. Alcuni si videro sequestrare e confiscare le barche, altri impugnarono ogni verbale della polizia locale, collezionando centinaia di ricorsi. Alla fine, queste aziende hanno avuto ragione ai gradi più elevati della giustizia, ma nel frattempo sono state costrette a chiudere. E nessuno le ha finora risarcite. Anche perché nel frattempo sono passati anni.
Il mercato del trasporto in laguna
Due parole ancora sono necessarie per comprendere il perché di una guerra tanto lunga e anche un accanimento da parte delle amministrazioni locali. Il mercato del trasporto non di linea a Venezia è ricchissimo, mentre le licenze taxi e le autorizzazioni di noleggio rilasciate dal Comune di Venezia sono considerate troppo poche. C’è poi da aggiungere che con il tempo dalle cooperative e i consorzi si è passati a un mondo di ditte individuali, con i titolari che ingaggiano uno o più sostituti e le barche corrono h 24, 365 giorni l’anno. Inoltre, tra le ragioni del Comune capoluogo per tener fuori anche le barche di altri Comuni c’era quella nobile del moto ondoso: si tratta di scafi plananti, che corrono sempre e fanno molta onda. Più corse si fanno, più si incassa e se si aggiungono alle 292 barche autorizzate da Venezia anche quelle di altri Comuni – questo il ragionamento degli amministratori veneziani a partire dagli anni Novanta – sarebbe stata la giungla. In realtà, le autorizzazioni di altre città della gronda sono sempre state molto poche.
Il ricorso della società V. T.
E veniamo al caso oggetto del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, presentato dall’avvocato veneziano Jacopo Molina. La società V. T. che ha presentato il ricorso aveva ricevuto l’autorizzazione dal Comune di Caorle a fine 2011 e già nel 2012 arrivò la prima sospensione per i continui verbali in laguna, dove vigeva una zona a traffico limitato per questo tipo di barche che escludeva quelle “forestiere” o poneva molte limitazioni come il divieto di accesso in Canal Grande e rii interni e l’obbligo di rientro alla base nel comune di provenienza a fine servizio. In questo caso l’oggetto della richiesta di annullamento era del decreto del commissario della Provincia di Venezia del 4 febbraio 2015 (si era in attesa della Città metropolitana, ndr) con cui era stato rigettato il ricorso amministrativo contro la revoca dell’autorizzazione da parte di Caorle di pochi mesi prima.
Le sentenze
Nei ricorso straordinario al Capo dello Stato, il Quirinale per la decisione si è avvalso di un parere del Consiglio di Stato che ha ricordato proprio una sua decisione del 2021 nella quale aveva stigmatizzato la disparità di trattamento degli Ncc della provincia rispetto a quelli locali. E poi, una sentenza di inizio anno con la quale era stata dichiarata illegittima la zona a traffico limitato lagunare. Nel 2023, infine, la Cassazione aveva annullato il provvedimento di confisca di una barca di un operatore Ncc (la Venice Noleggi) che aveva un’autorizzazione rilasciata dal Comune di Mira. La Suprema Corte ha stabilito che la confisca sarebbe stata possibile solo nei confronti di chi era abusivo, non di chi aveva una licenza rilasciata regolarmente da un ente locale, ancorché contestata da un altro ente.