corrierefiorentino.corriere.it Potere del web: basta l’app di un’azienda straniera per poter fare quel che si vuole, senza trovare ostacoli in leggi e regolamenti vigenti. Così, a Firenze è ai nastri di partenza un nuovo servizio taxi, ma in sella a scooter e moto di cittadini privati.
Come funziona Fasto, il nuovo servizio moto-taxi aperto a tutti
Si chiama Fasto ed è già pubblicizzato sui social: «Abbiamo appena lanciato a Firenze la nostra fantastica app per lo “scooter taxi”. È super accessibile, velocissimo e davvero conveniente», si legge online. Il principio è semplice: chiunque sia maggiorenne, abbia la patente e sia in possesso di una due ruote regolarmente assicurata può iscriversi all’app e cominciare a rispondere alle richieste dei clienti, portandoli in giro a prezzi più contenuti di quello dei veri taxi e guadagnando. L’unico vero ostacolo è la necessità di ottenere in una scuola guida un certificato Ka per la guida professionale di un motoveicolo.
E si fa tutto online
«Diventa un conducente», si dice nell’applicazione, dove si aggiunge che tutte le pratiche che servono, compresa l’identificazione, possono essere fatte online, senza bisogno di un contatto diretto col datore di lavoro. Il servizio taxi non è ancora disponibile, l’azienda per ora ha lanciato il reclutamento dei conducenti, sottolineando che ciascuno può decidere liberamente il proprio orario di lavoro. In una città già presa d’assalto da caddy elettrici, Ncc, Uber di lusso, mammuth turistici a due piani, di recente anche dalle mongolfiere, ora tocca anche agli scooter taxi. Come a dare un ulteriore segnale che l’economia privata, in particolare quella che si appoggia sul web e ha radici all’estero, è libera da ogni tipo di regolamentazione. E talvolta non paga neppure le tasse in Italia. Del resto, quando un’istituzione pubblica decide di provare a bloccare un’attività che crea disagi ai cittadini, le cose non sono mai semplici, né brevi: tra le lente procedure di approvazione delle norme, i conflitti di competenze tra istituzioni, i ricorsi al Tar, spesso si attendono anni e con risultati non sempre positivi.
Regole, burocrazia, ricorsi…
Basti pensare ai bus turistici a due piani, di cui Palazzo Vecchio ha potuto solo parzialmente limitare i percorsi. O al caso di Uber: nel 2016, dopo un lungo braccio di ferro, l’azienda decise di sua spontanea volontà di ritirarsi da Firenze per carenza di conducenti; un anno dopo l’app fu bandita in tutta Italia per decisione del Tribunale di Roma, sentenza poi sospesa; fino a che, due anni fa, c’è stato il ritorno (anche a Firenze) di Uber Black, il servizio limitato ai conducenti con licenza di Ncc.
Il progetto Fasto sembra ricalcare le caratteristiche del vecchio Uber Pop, perché a parte il certificato Ka, non servono complicate procedure per accedere alla app, ricevere una richiesta di trasporto, decidere se accettarla, svolgere il servizio e vedersi poi accreditato il guadagno via bonifico. Su una cosa, invece, le cose sono più complicate: il sito dell’azienda, che parla di «salario quotidiano garantito», ma non dà delucidazioni su quanto vengano pagati i conducenti.
I tassisti sono sul piede di guerra
Intanto però i tassisti sono già sul piede di guerra: «Siamo allo sbando — dice Milko Signorini presidente di Socota — La prossima tappa è Santo Domingo, dove alzi la mano in strada e pagando puoi chiedere un passaggio a chiunque».