ilmessaggero.it Eppur si muove, ma è ancora troppo poco. Dopo venti anni di immobilismo, arrivano mille nuove licenze di taxi a Roma, a cui si legherà l’aumento delle tariffe e forse l’aumento delle doppie guide. Pronto anche il via a 2mila nuove auto di noleggiatori senza conducente, ingaggiati tra gli altri da Uber.
Ma i numeri rischiano di essere inadeguati per rispondere alle necessità dei romani e una goccia nel mare rispetto alle esigenze determinate dai maxi flussi turistici di questi mesi e del Giubileo nel 2025. Mancherebbero infatti almeno altre 1800 licenze per la domanda quotidiana in città e fino a 20mila auto bianche per i turisti e i pellegrini che potrebbero arrivare nel 2025 in occasione del grande evento religioso. Vetture extra che però andrebbero poi equilibrate ai flussi ordinari di medio e lungo periodo dei viaggiatori nella Capitale.
Ad elaborare queste stime è Andrea Giuricin, docente della Bicocca e tra i massimi esperti in Italia del trasporto aereo e su strada, che reputa «del tutto insufficiente» l’aumento delle licenze previsto dal Campidoglio. Al momento nella città metropolitana di Roma ci sono solo mille Ncc e 7800 taxi: 28,52 ogni 10mila abitanti. L’area cittadina è la più estesa d’Italia e la popolazione è di circa 4,2 milioni di persone, con circa 35 milioni di pernottamenti lo scorso anno (previsti in forte crescita nel 2024). Nell’anno in corso, poi, negli aeroporti di Fiumicino e Ciampino si potrebbero superare i 50 milioni di arrivi, mentre per il Giubileo si attendono fino a 30 milioni di pellegrini nella Città eterna. In tutto il Paese fa meglio solo Milano, con 35,85 taxi ogni 10mila abitanti (ma in tutto sono solo 4.800), mentre per Napoli si scende a 25,88 e poi tra i 15 e i 20 a Firenze, Torino, Bologna e Genova.
IL PARAGONE
Per rintracciare modelli più efficienti da seguire bisogna andare nelle altre capitali europee. «Nella comunità autonoma di Madrid – spiega Giuricin – ci sono circa 6 milioni di abitanti e circa il 75% in meno di presenze turistiche rispetto a Roma. Eppure, in questo caso, ci sono circa 16mila taxi (46,9 ogni 10mila abitanti) e 9mila Ncc».
Nel mercato madrileno le licenze dei taxi possono essere rivendute (cosa che non succede in diversi mercati europei) e c’è la possibilità di acquistare le autorizzazioni direttamente dal settore pubblico a un prezzo fissato dal pubblico. In Italia, invece, la maggior parte delle licenze dei taxi è stata data gratuitamente ai tassisti, che poi le hanno rivendute ad altri colleghi.
Non solo: a Madrid è forte la concorrenza con e tra le piattaforme digitali (oltre a Uber e Bolt, ci sono altri nomi come Freenow o Cabify). E ancora, «le licenze – aggiunge Giuricin – sono utilizzate su più turni, e in molti casi vi sono diverse persone che usano la licenza arrivando a raddoppiare “de facto” il numero dei taxi circolanti».
L’EFFICIENZA
Altro esempio virtuoso è Parigi, la cui area metropolitana ha sì il doppio della popolazione di Roma, ma anche 20mila taxi e circa 45mila Ncc (89,30 ogni 10mila abitanti). «Una recente riforma che ha coinvolto in particolare i noleggiatori senza conducente – spiega l’esperto – ha permesso di fare crescere in maniera importante l’offerta e la domanda e servire al meglio la mobilità dei cittadini e dei turisti».
La città europea in cui ci sono più taxi, però, è Londra, con 106 auto bianche ogni 10mila abitanti, tant’è che trovarne uno in strada in quasi tutti i punti della città non è difficile. Anche qui vige il modello della forte concorrenza con le piattaforme. Per Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, oltre a prevedere molte più licenze di taxi a Roma e non solo, «servirebbe migliorare il servizio dei mezzi pubblici e fare una vera liberalizzazione, altro che decreto Asset, per mettere in concorrenza tassisti e Ncc». «Non ci dovrebbero essere più differenze tra le due categorie – aggiunge – eliminando i vincoli territoriali. I tassisti e gli Ncc dovrebbero poter svolgere il servizio dove e quando vogliono e il lavoro per i tassisti non si ridurrebbe vista l’ingente domanda».