ilgazzettino.it Sulle app per prenotare taxi e Ncc presto potrebbe non essere più possibile confrontare i tempi di attesa e i prezzi stimati prima di scegliere il servizio. Lo prevede una norma spuntata nell’ultima bozza del “decreto piattaforme di intermediazione”, il terzo predisposto dal ministero dei Trasporti su auto bianche e nere, dopo il cosiddetto “Rent” sul censimento nazionale e il provvedimento sul foglio elettronico di servizio, sospeso quasi integralmente dal Tar del Lazio fino a giugno.
Il nuovo testo è stato inviato in ritardo alla Commissione europea per la procedura di verifica Tris, prevista per le norme relative ai servizi della società dell’informazione e potrebbe non essere approvato prima di maggio. Lo scambio di informazioni e le eventuali richieste di modifica da parte di Palazzo Berlaymont, in relazione a possibili violazioni sulle norme per la concorrenza Ue, potrebbero continuare fino al 13 maggio.
Non arriverà a breve, quindi, un’altra norma prevista dal decreto, contro i cosiddetti “furbetti” dei taxi. Prevede l’oscuramento del luogo di destinazione delle corse per evitare che vengano selezionate dai tassisti tramite le app di prenotazione che dialogano con Uber e le altre piattaforme tecnologiche come Freenow. Una pratica, questa, che sfavorisce residenti e lavoratori nelle città rispetto ai turisti (come si è visto con il caos di Capodanno a Roma, tra taxi introvabili e diversi Ncc a prezzi stellari).
Le norme
Nel testo è scritto chiaramente che i soggetti gestori delle piattaforme di intermediazione «adottano apposite misure volte a garantire che la destinazione dell’utente sia comunicata al vettore taxi solo al momento del prelievo dell’utente e che non sia comunicato al vettore il corrispettivo stimato della corsa». E «il corrispettivo stimato per il servizio taxi può essere comunicato all’utente, ferme restando le variazioni connesse alle condizioni di circolazione e alle ulteriori variabili che incidono sulla determinazione del costo del servizio».
Si chiarisce quindi che «le piattaforme tecnologiche aventi ad oggetto congiuntamente i servizi taxi e i servizi Ncc adottano appositi meccanismi volti a garantire che, prima dell’invio di ciascuna richiesta di servizio intermediato, l’utente eserciti una opzione espressa del servizio taxi o Ncc che intende attivare» e «i tempi di arrivo del vettore taxi o Ncc ed il corrispettivo stimato per il servizio sono comunicati all’utente solo all’esito dell’opzione».
Le reazioni
L’ipotesi manda su tutte le furie Uber. «Sembra evidente – spiega Lorenzo Pireddu, general manager di Uber Italia a Il Messaggero – che le priorità del ministero non siano quelle di risolvere il problema della mobilità nelle nostre città, come chiedono i cittadini da anni, piuttosto pensare a come ridurre ulteriormente l’offerta e a limitare l’operatività delle app come la nostra. Non bastavano i 20 minuti di attesa tra una corsa e l’altra per gli Ncc, peraltro ribaditi in questo testo nonostante la sospensione del Tar: se questo decreto verrà emanato gli utenti non potranno, tra le altre cose, confrontare le diverse alternative di trasporto ed effettuare una libera scelta conoscendo in anticipo il prezzo della corsa così come i tempi di attesa».
«Una bozza di decreto – aggiunge – che va a punire principalmente gli utenti, in contrasto con le sentenze della Corte costituzionale e con il recente parere pubblicato dall’Antitrust, che di fatto si dimentica delle esigenze dei cittadini che ricercano servizi di trasporto in modo facile e veloce tramite applicazioni tecnologiche».
Più dialogante con il governo il competitor Freenow. «Accogliamo – spiega Paolo Ceccarelli, Head of Operations di Freenow Italia – il lavoro del governo sul decreto delle piattaforme tecnologiche di intermediazione, fondamentale per garantire competitività al settore taxi e contrastare l’abusivismo, preservando la distinzione tra taxi e Ncc». D’accordo invece con le posizioni di Uber le associazioni più rappresentative degli Ncc, come MuoverSì dell’ex deputato dem Andrea Romano.
Quanto ai tassisti, l’invito dei sindacati al governo è a non cambiare la linea, ma anzi a rafforzare le norme che distinguano il loro servizio, riconoscendolo sempre più come “pubblico” viste le tariffe amministrate dai Comuni, da quello degli Ncc e di Uber. Tra le cooperative, però, in molti si dicono contrari alla norma che impedisce la scelta delle corse. La speranza delle auto bianche è inoltre che lo stop del Tar al decreto sul foglio di servizio non mandi in cassetta la norma sui 20 minuti di attesa tra un servizio Ncc e l’altro. Tempo di attesa che anzi vorrebbero salisse ad almeno 30 minuti.
I problemi che potrebbero lasciare molti clienti delle app senza taxi. Ecco una versione ottimizzata e più fluida:
1. Costi elevati per i tassisti – Le app trattengono oltre il 10% di commissione, più un 1,9% per i pagamenti con carta, mentre le cooperative chiedono tra l’1% e il 3%. Questo erode i guadagni dei tassisti, rendendo meno conveniente accettare corse tramite app.
2. Ottimizzazione delle corse – Con l’attuale sistema, un tassista può adattarsi in tempo reale, ottimizzando il lavoro. Ad esempio, se sta andando a prendere un cliente lontano e trova una corsa nelle vicinanze, può massimizzare i guadagni senza viaggi a vuoto.
3. Diritto al rifiuto fuori comune – Per legge, un tassista può rifiutare corse fuori comune. Se fosse obbligato a raggiungere il cliente prima di sapere la destinazione, rischierebbe di perdere tempo e denaro (carburante e usura del veicolo) solo per poi rifiutare la corsa.
Questi fattori rendono meno conveniente lavorare con le app, con il rischio che sempre più tassisti le evitino, lasciando molti clienti senza servizio.
Esatto, quando la domanda è alta e ci sono molte persone che chiamano direttamente o prendono il taxi in strada, il tassista ha tutto l’interesse a evitare le app. Questo perché:
1. Nessuna commissione – Le app trattengono oltre il 10%, mentre una corsa diretta è guadagno pieno.
2. Meno vincoli – Le app impongono di accettare corse con indirizzo fisso e tempi precisi, mentre un cliente in strada o al telefono permette maggiore flessibilità.
3. Maggiore efficienza – Il tassista può ottimizzare i tragitti, evitando di percorrere chilometri a vuoto per raggiungere un cliente dell’app, quando può invece caricare chi è già nelle vicinanze.
Di conseguenza, nei momenti di alta richiesta, molti tassisti preferiscono clienti diretti, riducendo la disponibilità sulle app e lasciando diversi utenti senza taxi.
Mi correggo: Costi elevati per i tassisti – Le app trattengono oltre il 10% di commissione e, se il cliente paga con carta, si aggiunge un 1,9% di costi extra. La maggior parte dei tassisti, essendo fiscalmente nelle cooperative, paga un’ulteriore trattenuta tra l’1% e il 3% per la gestione contabile. Questo incide direttamente sui profitti, rendendo le corse tramite app meno convenienti per i tassisti.