Caro gasolio? Prima friggi, poi riempi il serbatoio

recupero_olio_fritturaSono tutti e due inglesi che più inglesi non si può; tutti e due emblemi riconosciuti della capitale britannica,  ma adesso hanno qualcos’altro in comune: fish and chips + london cabs. Ovvero, il famoso piatto di pesce con patatine fritte + i classici taxi neri di Londra. Ebbene, la novità è che, dopo aver sfamato generazioni di londinesi, il fish and chips ha iniziato ad alimentare anche i london cabs! Tutto perchè qualcuno ha trovato il modo di convertire l’olio di frittura dei ristoranti in biodiesel per far marciare i taxi.  Mentre, per vari motivi, utilizzare terre arabili per coltivarci piante adatte a produrre biocarburanti è quasi sempre una pessima idea (soprattutto se quelle piante potrebbero essere direttamente usate per l’alimentazione), sfruttare un prodotto di scarto dà senz’altro una marcia in più. Soprattutto se contribuisce a risolvere un altro problema: ogni anno, la Thames Water, società che si occupa dei servizi idrici a Londra, spende 12 milioni di sterline per liberare le fognature dagli ingorghi, provocati quasi sempre dal grasso degli oli alimentari  scaricati. Oltretutto, anche la glicerina che si ricava convertendo l’olio in biodiesel, viene riutilizzata per fare saponi.  Fuori dall’ Europa, nella Striscia di Gaza (Israele) questi carburanti alternativi vengono già utilizzati da tempo. Ci sono i taxi al pesce, altri al falafel e quelli, preferiti da tutti, alle patatine: e non è un modo di dire. Il nome dipende dall’odore che emanano, cioè da quello che si è fritto con l’olio che poi finisce nel serbatoio al posto del diesel.

L’assoluta mancanza di carburante nella Striscia di Gaza sta aguzzando l’ingegno dei palestinesi, che ne inventano di tutte pur di aggirare il rigido embargo sui carburanti imposto dalle autorità israeliane. L’espediente di maggior successo, per chi possiede auto con motore diesel, è l’impiego di olio fritto: tra ristoranti, rosticcerie e chioschetti, è un prodotto che ormai va a ruba. “È bello poter vendere quello che prima veniva buttato”, ammette Ibrahim, 35 anni, che tira fuori da una pentola di olio ribollente crocchette di falafel. Dopo una giornata di lavoro il suo olio ormai bruciato finirà nel serbatoio dei taxi, venduto a 20 centesimi di euro/litro. “L’olio fritto funziona meglio dell’olio di semi nuovo – spiega Bashi, tassista da vent’anni – è molto più leggero, e il motore soffre meno”. Ma anche questo sembra dipendere dalle marche delle auto, e dagli anni di produzione: i palestinesi di Gaza sono convinti infatti di aver scoperto che su alcuni modelli va meglio l’olio con cui è stato fritto il pesce, su altri quello con cui sono state fritte le patate. E così via, FAP permettendo!

4 commenti

  1. Anni fa’ quatte ruote fece un test se non ricordo male con una punto turbodirsel dopo tipo 10.000 km smontato a pezzi il motore si notavano principi di grippatura nei cilindri, nelle bronzine di biella e morchie appiccicose nelle fasce dei pistoni, questo perché parte del combustibile( di più nei motori con più km) riesce a filtrare tra cilindro e pistone unendosi all’olio con le relative negative conseguenze. Nei moderni motori a gasolio il combustibile viene iniettato direttamente nei cilindri( e non solo nella fase di scoppio) ad un valore compreso tra 1300 a 1900(si pensi che nei vecchi arrivavano solo a 150 ATM) per raggiungere tali pressioni occorrono materiali adeguati,ma soprattutto lavorazioni precise al micron tutto questo in nome delle prestazioni(VERO) e delle emissioni (euro 3,4,5,6) (FALSO E NASCOSTO) se poi il motore e’ dotato di FAP tanto peggio.Per tornare a tali combustibili alternativi secondo me’ potevano andare bene nei motori diesel pre anni 2000 non certo in quelli attuali, provare per credere (IO NON PROVERÒ DI CERTO!!!!)

  2. Il problema non si pone perchè per la legge italiana ogni alimentazione diversa da quelle erogate ( E TASSATE CON ACCISE DI UN SECOLO FA) presso distributori sarebbe illegale.
    E la lobby siamo noi.

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