Innanzitutto GRAZIE a tutti quelli che seguono con sacrificio personale e passione i lavori parlamentari e non per opporsi all’ennesimo tentativo di smantellamento del servizio pubblico del trasporto non di linea e della nostra conseguente morte per fame. La posta in gioco è altissima persino al di là dei nostri destini personali, e non a caso è diventata simbolo delle Presidenziali americane nel confronto tra Democratici e Repubblicani. Uber infatti è prima di ogni altra cosa il tentativo di massimizzare i profitti riducendo praticamente a zero gli investimenti in Capitale e quindi del cosiddetto imprenditore, ma qui è giusto chiamarlo Caporale 2.0, lucrando sulla pura intermediazione del lavoro neo schiavista. E tralascio qui l’immensa disponibilità di cashflow, ossia la disponibilità di denaro che eccede il 20% di trattenuta per la differenza temporale fra momento dell’incasso e trasferimento dell’80% restante all’operatore, e la raccolta di denaro al momento della quotazione in borsa. Uber è essenzialmente un’istituzione finanziaria che si spaccia per impresa di tecnologia avanzata tramite una narrazione confezionata ad usum fessi o finti tali disposti a credere o far finta di credere alle bubbole neoliberiste.
Ma qui grazie alla solita finzione della lobby, ritornello decennale ripetuto come un jingle ossessivo pubblicitario per la lobotomizzazione di massa, si è schierato a favore della cosiddetta multinazionale tutto il Governo, prima con l’incredibile Relazione dell’Authority dei trasporti, poi con la candidatura dell’ex general manager al Comune di Venezia, poi con la presentazione degli emendamenti al Ddl Concorrenza e cene varie di messa a punto, e infine con il ricevimento da parte del Premier e dello stato maggiore del Partito Democratico dei vertici europei di Uber nella propria sede romana. E tutto questo dopo la messa fuorilegge in Germania, Francia, Belgio e le sentenze del Tribunale di Milano.
Adesso, respinti quasi tutti gli emendamenti dalla Commissione, presieduta va detto da Epifani, l’ex segretario generale della Cgil, inizia l’iter in Aula che sono sicuro la categoria tutta saprà seguire con la dovuta attenzione, passo dopo passo, giorno dopo giorno.
Perchè amici, come cantavano in modo forse poco elegante, ma sicuramente efficace, i colleghi romani sotto Montecitorio, i tassisti italiani sono veramente stanchi di lavorare, pagare, rispettare le leggi ed essere in cambio insultati e minacciati di inedia un giorno si e l’altro pure, da soggetti che nulla sanno del trasporto pubblico ma si arrogano il diritto di pontificare e decidere delle vite altrui., quasi avessero speso l’esistenza a guidare un taxi o un autobus di linea.
I tassisti si sa, sono iscritti a mille organizzazioni, radio, app, financo partiti, in perenne disaccordo fra loro, eppure quando serve sono uniti come nessun altro al mondo. Anche questo ormai lo sanno o lo dovrebbero sapere tutti nel paese dei cento giubilei.
Per la tabella grazie a Carlo Di Alessandro, Federtaxi Roma.