Il servizio pubblico non è a libero mercato

Roma 28 gen – «La segnalazione dell’antitrust sollecita alcune perplessità e considerazioni. Per la necessaria chiarezza sul problema, va detto che il settore taxi non è a libero mercato e non rientra nei servizi liberalizzati dalla direttiva europea del novembre 2006 e successivo decreto Ronchi (n.135) del 2009; le tariffe dei taxi sono amministrate dalla Pubblica amministrazione e le licenze sono contingentante in base all’effettiva domanda del territorio; i calcoli per la tariffa sono direttamente connessi anche con un’eventuale inflazione nel numero delle licenze rilasciate, questo accade quando si aumenta il numero dei taxi in circolazione senza che sul territorio sia aumentata la domanda; nel 1981 a Roma vi erano circa 3.200.000 abitanti e circa 4.200 taxi in circolazione. Dal 1981 ad oggi il numero dei taxi è salito a circa 7.800 unità mentre il numero degli abitanti della Capitale sono calati a 2.875.000; negli ultimissimi anni il parco taxi circolante è stato aumentato del circa il 34%; un’inflazione nel numero dei taxi prodotto dal non parallelo aumento della domanda, necessariamente aumenta i costi del servizio; l’autorità Antitrust non ha competenza sui servizi che non sono a libero mercato. Infatti ha potuto fare solo una segnalazione che non ha né potrebbe avere nessun potere imperativo; l’autorità commette un grave errore quando segnala il non rispetto dei principi del libero mercato sull’adeguamento delle tariffe taxi». È quanto dichiara, in una nota, Maurizio Berruti, consigliere Pdl e membro della commissione Mobilità di Roma Capitale «Oltre tutto questo, nasce qualche perplessità dalla velocità con la quale è stata fatta la segnalazione che si è materializzata nel giro di 24 ore dalla decisione della Giunta Comunale. I dubbi vengono rafforzati proprio dal fatto che l’autorità non ha competenza imperativa sui settori non a libero mercato quale è quello dei taxi. Risulta strano che per altri settori a libero mercato su cui l’autorità ha competenza imperativa, quali i carburanti, le assicurazioni, le banche etc. non sia mai stato attuato un così sollecito intervento. Non si può ritenere che l’autorità abbia una pochezza tecnica che la porta ad errori e sconfinamenti di questo tipo, sicuramente questo intervento sarà dettato da altre motivazioni a noi sconosciute. Fatto sta che è nostro interesse garantire un servizio pubblico, a difesa degli utenti e degli operatori».

Fonte: noitassisti.com per Omniroma 28/01/2011

4 commenti

  1. che l’antitrust non sia competente in materia di tariffe sembra plausibile. non conosco la legislsazione in materia, ma l’intervento mi sembra fuori luogo. però se non ci fermiamo alla superficie delle cose è chiaro che anche questo irrituale pronunciamento rende bene l’idea dell’assedia intorno al presunto fortino del settore taxi. articoli su liberalizzazioni, concorrenza, corporazioni e rendite sono nuovamente di grande attualità su pubblicazioni d’ogni tipo. lo stesso berlusconi ha stuzzicato bersani sul tema delle liberalizzazioni. segno che, come sapevamo, “governi amici” non ce ne sono, con buona pace dei troppi colleghi ancora convinti che l’era berlusconi sia per noi portatrice di tranquillità. l’aria si è fatta di nuovo molto pesante e in questo clima c’è bisogno di vittime sacrificali per attuare riforme inutili. sta scritto nel gattopardo: “bisogna che tutto cambi perché nulla cambi”. ecco, noi siamo tra quelli da sacrificare per dare l’idea che tutto cambia così da lasciare, in realtà, tutto invariato. purtroppo non stupisce nemmeno più il colpevole silenzio dei rappresentanti di categoria. prepariamoci a lottare, amici. so che non cambia nulla, ma voglio almeno provare a vendere cara la pelle. e come dimostra l’egitto ormai occorre andare oltre la rappresentanza e farsi carico in prima persona delle proprie istanze di giustizia e libertà. inizio a preparare cartelloni e fischietto…

  2. Caro Luca, il colpevole silenzio dei rappresentanti di categoria invece mi sconcerta parecchio, perchè se costoro non trovano le parole per interloquire con le istituzioni, quotidiani e reti radiotelevisive, abbiano perlomeno l’orgoglio di radunare i propri iscritti e a fronte di una serie di previsioni chiedere apertamente: “che cosa facciamo, cosa proponete, parliamone”? Premesso che non prevalgano interessi di altro genere.

  3. L’ultima volta che l’hanno fatto è stato per un referendum e poi non hanno rispettato il voto dei tassisti.
    Leo, siamo messi male.

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