Un taxi chiamato desiderio (di governare). È quello che ha inaugurato l’era Conte, portando il professore di diritto privato al Quirinale per ricevere l’incarico da Mattarella (e accettarlo con riserva), e pure quello che, subito dopo, ha portato lo stesso Conte dal Colle a Montecitorio. ilgiornale.it
Se il primo era chiaramente un segnale di «rottura» sulla falsariga del bus di Roberto Fico, la seconda corsa, peraltro necessaria proprio per incontrare il presidente della Camera in quota a Cinque stelle, si è inevitabilmente tinta di una venatura più controversa.
Eh sì, perché il premier incaricato è saltato sul sedile posteriore della macchina bianca mentre, dietro di lui, si sono accodate le auto della scorta prevista dal protocollo, considerata la nuova veste nella quale Conte ha lasciato la sede della presidenza della Repubblica. E l’insolito corteo a metà tra «uomo qualunque» e solita casta se n’è andato in giro per Roma fino a destinazione, in una rappresentazione meticcia tra ambizione anticasta e inevitabile «castità».
Il taxi numero due era un’auto ibrida – e chissà se la scelta è un omaggio alle tematiche ecologiche, alla natura spuria dello stesso governo gialloverde che miscela grillini e leghisti o meramente frutto del caso. Di certo è arrivato di fronte al portone della Camera, con la scorta rimasta a rispettosa distanza per non disturbare la scena, e lì ad attendere il neopremier c’era una piccola folla. Che ha dovuto aspettare anche che il Conte saldasse il conto, lasciasse la mancia – e chissà se il premier ha preteso pure la ricevuta – per poi finalmente scendere dall’auto.
L’esperienza da premier incaricato di Giuseppe Conte comincia così con un gesto simbolico dal sapore piuttosto pentastellato, un gesto che si è ovviamente scontrato con il realismo di riti e protocolli ai quali difficilmente chi ricopre incarichi istituzionali può – giustamente – sfuggire più di tanto.
Ma di certo la decisione di rompere gli schemi avrà fatto piacere a tanti, soprattutto alla base grillina, sempre sensibile a certe attenzioni che rimarchino la distanza con gli «altri politici», e che profumino di lotta ai privilegi. Ma sarà stata naturalmente contenta eccome pure la cooperativa di tassisti prescelta, la più nota e storica sigla romana, che ha potuto mostrare il logo sulla portiera del taxi bianco in diretta su quasi tutti i canali che scrutavano dietro al finestrino il prof intento a chiudere il primo contratto dopo l’incarico.
Certo, se un segno di novità rispetto ai cortei di auto blu del passato non è assolutamente da disprezzare, magari Giuseppe Conte poteva risparmiarsi – in tutti i sensi – la seconda corsa e approfittare di un passaggio della scorta, che tanto – volente o nolente – ha dovuto seguire l’uomo che dovrà provare a guidare il Paese che da 80 giorni sta aspettando un governo.
Per il taxi, se non altro, il presidente del Consiglio incaricato ha dovuto attendere molto meno.
SPERIAMO NEL MINISTRO DEI TRASPORTI IN AREA LEGA!
E bravi pennivendoli… secondo Loro non SIAMO DEGNI DI ACCOMPAGNARE UN PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. Sono convinto che la stampa italiota pagherebbe di tasca sua un silicone al giorno pur di vederci mendicare. SONO DEI POVERETTI! A a questo punto i quotidiani potrebbero inventarsi una campagna stampa per curiosare nei curriculum di ognuno di noi. FACCIANO PURE!!! AUGURI!!!!!!
Ragazzi ……siamo in tanti ad avere votato questi due partiti e coma dissi ad una nota politica di FI che casualmente ebbi l ‘ onore di caricare quà a Milano il giorno dopo il referendum del 4 Dicembre :
“E poi non lamentatevi se vinceranno i 5 stelle perchè li voto anche io ”
E cosi fù…..
Non lamentiamoci ragazzi….vediamolo come un buon auspicio……incrociamo le dita…..
Un saluto a tutti.
Stefano- Milano