Gustavo è scomparso

A Gustavo il suo nome proprio non  piaceva.
“E’ il nome di chi  evoca sapori perduti e mai più ritrovati” diceva ogni qualvolta si presentava con qualcuno.
In effetti Gustavo aveva un poco perso il gusto per la vita. Poco più che cinquantenne, un matrimonio normale e una figlia già fuori casa,  Gustavo faceva il tassista già da un po’ di tempo, esattamente da quando l’azienda per cui lavorava lo lasciò a casa all’improvviso. Una raccomandata spedita in agosto al povero Gustavo, mentre era in vacanza per quindici giorni a Porto Corsini. Sicuramente gli ultimi quindici giorni durante i quali Gustavo riuscì per l’ultima volta ad assaporare il gusto della vita e il piacere delle serenità, con la sua sana e solida famigliola. Quella raccomandata, consegnatagli dal custode al suo rientro dalle vacanze  e letta con le valigie ancora in mano, ebbe il gusto amaro e incancellabile del fiele, impossibile da dimenticare, anche dopo anni.
“Egregio Sig. Gustavo, l’ azienda chiude e la lascia a casa. Passi negli uffici per ritirare la liquidazione” formalizzando infine gli immancabili, incredibili “cordiali saluti”!
“Cordiali un cazzo!” gridò Gustavo, lui che non aveva mai detto una parolaccia di fronte alla figliola.
Cordialità per cosa? Chiese scusa per il suo sbotto e si sedette pesantemente sui gradini alle prese con un pensiero che da li a poco, sarebbe diventato ossessionante:   a più di quaranta anni la ricerca di un nuovo lavoro, oltre che penosa si sarebbe rivelata ovviamente infruttuosa. Gustavo ponderò in meno di un mese la situazione e decretò l’inutilità di continuare a spedire curriculum che rimanevano lettera morta e accrescevano il senso di frustrazione che derivava dal sentirsi vecchio anche se vecchio no era. Così con grande determinazione decise che era giunto il momento di intraprendere una nuova attività, un mestiere in proprio: il tassista!
Cominciò a girare per i posteggi taxi di Milano, per chiedere informazioni, chiedere consigli, ricevere istruzioni per il trasferimento della licenza. Alla fine del suo peregrinare, trovò un vecchio tassista di Bresso, con il cuore affaticato e stanco di stare al volante tutti i giorni. Gustavo e il vecchio tassista di impegnarono vicendevolmente a cedere/rilevare la licenza, subito dopo avere seguito tutti i percorsi fino all’esame di ammissione.
Gustavo durante il giorno dedicava molto tempo nei corsi di formazione, alla scuola guida per conseguire il CAP, a simulare i percorsi prima mentalmente poi in pratica con la sua adorata moglie; questi impegni lo indaffaravano a sufficienza per fargli trascorrere le giornata abbastanza serenamente.  La notte però si svegliava in preda ad agitazione e veniva assalito dal fantasma dell’insicurezza. “Riuscirò a farcela? A pagare i debiti e mantenere la famiglia? E se mi bocciano?” Gustavo non si dava pace e non riusciva più ormai da tempo a concedersi un sonno ristoratore. Nelle notti insonni trovava sollievo solo ascoltando la radio; non le canzonette del “Notturno Italiano” di mamma RAI, ma le onde corte, grazie ad una vecchia radio a valvole,  che fino a poco tempo prima aveva avuto il semplice  ruolo di soprammobile d’epoca e niente più. Cominciò così la sua passione per il radioascolto, che si sarebbe rivelata fatale pochi anni dopo. Gustavo era letteralmente affascinato da tutti quei segnali – per la maggior parte incomprensibili – che provenivano da chissà quali zone remote del mondo. La sua passione crebbe a tal punto da indurlo ad abbonarsi ad una mensile di radiantismo specializzato sul radioascolto in onde corte, nonostante le sue modestissime conoscenze di elettronica e radiocomunicazioni costituissero per lui inizialmente un grosso limite. Dato che sulle riviste che acquistava si potevano trovare tutte le indicazioni per poter identificare una determinata stazione, Gustavo iniziò ad ascoltare con una certa preparazione di base e successivamente anche a scrivere alle stazioni che ascoltava per chiedere loro conferma di avvenuto contatto. Solitamente a quel tempo le stazioni contattate rispondevano con una cartolina di conferma (in gergo radiantistico chiamata “QSL”).
Le QSL di conferma costituivano la cosiddetta “prova di ascolto”, erano in formato cartaceo, potevano essere semplici o elaborate o particolarmente interessanti sotto il profilo artistico. La raccolta delle QSL , alla stregua delle raccolte di figurine dei calciatori, iniziava a essere per Gustavo motivo di orgoglio, accresciuto dal fatto che stava incominciando a raccogliere anche pezzi rari.
Un giorno, sfogliando la sua rivista preferita, buttò l’ occhio  sulla scheda che descriveva l’emittente di una piccola isoletta nel cuore dell’ Atlantico meridionale: si trattava di Tristan Da Cunha, uno degli insediamenti umani più remoti al mondo. La stazione locale in onde corte era di limitata potenza – appena 40 watt –  interferita su una frequenza vicinissima da  una potente stazione;  correva voce tra gli esperti che la ricezione di quella stazione fosse un’ impresa  difficilissima, anche per causa di perturbazioni atmosferiche  frequenti e intensa attività solare (macchie solari). Gustavo aveva accettato la sfida: doveva ascoltare TDC Radio e chiedere la QSL!
Tutto quello  che ho scritto finora, me lo raccontò Gustavo la prima volta che lo vidi, nel lontano 1994. Iniziò il suo primo giorno di lavoro come tassista alla stazione Garibaldi; si fece vedere con una Fiat Croma riverniciata con una grande antenna sul tetto. Non era l’antenna del radiotaxi ( lui non l’aveva) ma del ricetrasmettitore per onde corte che aveva montato sotto il cruscotto, un vecchio YAESU di seconda mano, acquistato da Lanzoni di via Comelico, autentico guru del radiantismo lombardo.
“Gustavo, che te ne fai di un apparecchio del genere, mica puoi trasmettere, non hai il patentino di radioamatore” gli dissi.
“Lo farò presto il patentino, e mi chiamerò Alfa Bravo Nectar!”
“Buona fortuna allora! Io ce l’ho già il patentino; mi hanno assegnato la sigla IW2HEE, ma tutti mi conoscono come Coca Zulu Tango”.
Mi raccontò poi dell’isola di Tristan Da Cunha, dove non esiste polizia e potere giudiziario perché non servono. Una sorta di comunità  di circa 280 abitanti in tutto, sperduta ai confini del mondo con una certa refrattarietà a ricevere ospiti o immigrati. Un mondo che affascinava così tanto Gustavo da notare in lui un trasporto emotivo e mentale ai limiti del patologico. E non era ancora riuscito a contattare la minuscola stazione radio dell’isola.
Cominciammo a non chiamarlo più con il suo nome, ma con il nomignolo “Alfa Bravo” oppure “Bravo Nectar”.
Gustavo – alias Alfa Bravo Nectar – con il passere del tempo cominciò a diventare sempre più volubile, alternava giorni di euforia a giorni di depressione, durante i quali stava quasi sempre in macchina ad ascoltare le onde corte. “Sarà con la testa sulla sua isola!” ci dicevamo sconsolati.
Una mattina lo vedemmo arrivare in Centrale con la sua Croma dal grande antennone; scese sorridendo in modo sornione, sventolando una cartolina che poco dopo ripose nel taschino della camicia. Era forse arrivata la tanto agognata QSL? Non volle risponderci, ma continuava a guardarci con un sottile, inusitato sorriso. Pochi minuti dopo caricò una coppia di giapponesi con tanto di valigioni al seguito. Una volta accomodato i passeggeri a bordo, Gustavo scese un attimo dal taxi e ci guardò, mimando con le braccia il viraggio di un aeroplano poi rientrò, mise in moto e via.
“Che culo che ha Bravo Nectar! Quello va a Malpensa!” commentammo  in coro.
Fu l’ultima volta che vedemmo Gustavo. La polizia cominciò le sue ricerche quarantotto ore dopo la sua scomparsa;  la sua Croma fu ritrovata quasi subito, a poche centinaia di metri oltre l’aeroporto di Malpensa Terminal 1, nella brughiera. La macchina era aperta senza le chiavi nel cruscotto (non furono mai ritrovate). All’esterno della vettura c’era una grossa antenna puntata verso il cielo, il cui cavo si collegava al vecchio ricetrans YAESU, acceso sulla frequenza  di 3.290 KHz. Dall’ altoparlante usciva un segnale altalenante e una stentorea voce che diceva: “ You are listening to TDC Radio, here is the news of today…” .
Era finalmente riuscito a sentire la radio della “sua” isola! Chissà da  quanto tempo  stava li con l’antenna puntata verso il cielo, nella speranza di poter ascoltare voci da Tristan Da Cunha.
Di Gustavo – alias Alfa Bravo Nectar – non si seppe più nulla e fino ad ora non risultano avvistamenti a suo carico. Oggi, a quasi dieci anni dalla sua scomparsa, nessuno parla più di Gustavo; solo io ogni tanto a casa accendo il mio ricetrasmettitore, posiziono  l’antenna sulle coordinate  37° 6′ 44″ Sud, 12° 16′ 56″ Ovest e imposto la trasmissione in multifrequenza e ripeto il solito appello:
“Alfa Bravo Nectar da Coca Zulu Tango”
“Alfa Bravo Nectar da Coca Zulu Tango”
“Mi stai copiando?”
attendo con il cuore in gola e ripeto.
Da dieci anni nessuno ha ancora risposto

racconto di Leonardo [copyright]

Note:
Il personaggio di Gustavo è frutto della mia fantasia, così come il racconto.
L’isola di Tristan Da Cunha esiste (coordinate  37° 6′ 44″ Sud, 12° 16′ 56″ Ovest) e  fino al 1993 era dotata di stazione ad onde corte sulla frequenza di 3290 KHz. Attualmente trasmette solo localmente e in FM.
Milag (Lanzone) è realmente in via Comelico 18 e distribuisce prodotti per radiocomunicazioni. Giovanni Lanzone ne fu il fondatore.
Io sono veramente in possesso di patente di radioamatore con sigla IW2HEE, ma non esercito più tale attività da molti anni. Negli anni settanta fui grande appassionato di radioascolto.
Alfa e Bravo sono nomi utilizzati correntemente nell’alfabeto fonetico internazionale ICAO,
Nella foto la riproduzione di una QSL originale della stazione radio di Tristan Da Cunha.

QSL è un termine radiantistico appartenente al “codice Q”