Manovra 2020, stretta sulla flat tax: partite Iva in rivolta per tetti e vincoli

corriere.it Più tasse per 250 milioni nel 2020, che diventano quasi 2 miliardi nel 2021 e si stabilizzano a 1,3 miliardi a regime. Dopo lo zuccherino della flat tax voluta per il 2019 dal vecchio governo giallo-verde, rischia di abbattersi la scure sulle partite Iva. Dieci righe scritte in caratteri minuscoli, quasi nascoste nel Documento Programmatico di bilancio approvato lunedì scorso dal nuovo esecutivo giallo-rosso, rimettono in discussione gran parte dei benefici accordati alle partite Iva appena un anno fa. Tanto che nel Movimento 5 Stelle sono già scoppiati malumori e richieste di modifica di quella norma annunciata da una tabella, ma non ancora scritta in un testo di legge. Mentre il popolo delle partite Iva è pronto a dissotterrare l’ascia di guerra.

Tutto da rifare
Quella proposta dall’Economia, e indicata tra le fonti di copertura della manovra per miliardi, è in effetti una mezza rivoluzione per autonomi e piccole imprese che avevano aderito al nuovo regime forfettario Iva, accessibile fino ai 65 mila euro di ricavi. Operazione che, per inciso, ha avuto anche un effetto positivo sugli incassi tributari, perché solo due giorni fa lo stesso Ministero dell’Economia ha certificato per quest’anno un extragettito, per i loro versamenti, di 1,5 miliardi di euro. Per il ministro Roberto Gualtieri, come ha spiegato in un’intervista al Sole 24 Ore, si tratta di correggere «gli aspetti più discutibili» della flat tax al 15% voluta dalla Lega. Ma gli interventi ipotizzati, benché non ancora definiti, sono piuttosto radicali.

Addio al forfait
Intanto viene cancellato il secondo modulo della tassa piatta. Quello che dal 2020 doveva estendere la tassa piatta, questa volta con aliquota del 20%, alle partite Iva con ricavi tra 65 e 100 mila euro. Ma per chi resterà entro i 65 mila euro cambieranno moltissime cose. Si passerà, ad esempio, alla determinazione analitica del reddito, e quindi non si potrà più parlare propriamente di un regime forfettario quanto, semmai, del ritorno al vecchio sistema dei “minimi”. Il nuovo sistema obbligherà alla tenuta delle scritture contabili, che non erano più necessarie per arrivare a calcolare il reddito forfettariamente. Ai ricavi si applicava lo sconto fisso previsto per la categoria di attività (per gli avvocati, ad esempio, l’imponibile era il 78% dei compensi), si deducevano i contributi e sul resto si applicava la flat tax del 15%. Col nuovo sistema, per determinare il reddito su cui applicare l’imposta piatta (che resta) rientreranno in gioco tutte le spese deducibili dall’attività d’impresa, gli sgravi per gli immobili strumentali, gli ammortamenti.

Tetti di spesa
Tutto molto più complicato, insomma. E probabilmente più oneroso per i contribuenti, anche se la vera stretta sulla flat tax si nasconde nelle nuove clausole di esclusione.Per accedere alla tassa piatta i contribuenti che hanno la partita Iva non devono più stare semplicemente sotto i 65 mila euro di ricavi. Non dovranno aver speso nell’anno precedente più di 20 mila euro per acquistare beni strumentali, e non più di 20 mila euro per pagare dipendenti e consulenti. Con il vecchio regime dei forfettari il limite di spesa per il personale era ad appena 5 mila euro, ma con la flat tax giallo-verde era sparito.

Fuori i dipendenti
Dal popolo delle partite Iva, poi, verranno di nuovo estromessi i lavoratori dipendenti, che vi si erano affacciati allettati dalla tassa piatta. Dovrebbero essere infatti esclusi dal regime i contribuenti che hanno più di 30 mila euro di reddito da lavoro dipendente, come era una volta. Non sarà dunque più possibile per manager e dirigenti, medici, professori, giornalisti, ma neanche per i pensionati, aprire una partita Iva e pagare solo il 15% di tasse sulle collaborazioni, come si è potuto fare solo per quest’anno con la flat tax senza vincoli.

E-fattura decisiva
Poi c’è la fattura elettronica, che oggi è un’incognita, ma che potrebbe essere anche un’opportunità per rimettere in gioco chi verrebbe escluso con l’adozione dei nuovi criteri. Nelle poche righe del Dpb si parla di un «regime premiale» per la fattura elettronica, quindi si prefigurano l’estensione dell’obbligo anche per gli ex forfettari, ma anche sconti e benefici. Il testo del provvedimento deve ancora essere scritto, ma le ipotesi su cui stanno lavorando i tecnici del Ministero dell’Economia sono due. Rendere opzionale per tutti la fattura elettronica, offrendo come “premio” a chi l’adotta l’esclusione delle nuove clausole ostative (quindi flat tax senza tetti per le spese di personale o per i beni strumentali e senza requisiti di reddito). Oppure renderla obbligatoria solo per le partite Iva che hanno ricavi oltre i 30 mila euro annui, ed opzionale per chi sta sotto. Sempre che la riforma delle partite Iva non venga bloccata dal governo o dalla maggioranza in Parlamento.


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