motori.corriere.it Tre giorni senza diesel. Mentre Roma deve fare i conti con una nuova impennata dell’inquinamento da pm10, l’amministrazione Raggi reagisce bandendo dalla «Fascia Verde» della città non solo le vecchie auto a benzina fino a euro 2, ma a sorpresa anche i recentissimi diesel euro 6. Non è che l’ultimo di una serie di provvedimenti presi da varie e diverse amministrazioni locali contro le vetture a gasolio, la cui stella è in caduta libera dai tempi del Dieselgate, e che per alcuni sembrano essere diventate responsabili di ogni inquinamento
Una settimana amara per molti automobilisti della capitale, al punto che chi ha acquistato un veicolo diesel euro 6, in questi giorni non ha potuto ritirarlo dal concessionario.
«È assurdo, in questo modo si supera localmente la normativa europea e internazionale, in accordo alla (secondo la) quale questi veicoli sono invece adatti a circolare». A parlare è Angelo Onorati, professore ordinario presso il Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano, dove insegna nei corsi di Macchine e Motori a combustione interna. Secondo Onorati, bloccare il traffico dei veicoli Euro 6 di categoria B, C, D-Temp è un provvedimento «senza alcun impatto, perché hanno emissioni talmente basse che la loro esclusione dalle strade risulta irrilevante e priva di efficacia». Fermare i diesel di ultima generazione, dunque, non solo non servirebbe a migliorare la qualità dell’aria, ma «crea confusione in chi è pronto ad acquistare una nuova auto, e questo proprio quando invece bisognerebbe incoraggiare il rinnovo di un parco macchine ormai mediamente molto vecchio e inquinante». In particolare, spiega il professor Onorati, considerando i più moderni euro 6D-Temp «le emissioni di questi nuovi motori sono così basse che altre sorgenti di particolato nel traffico, cioè gli pneumatici che si consumano con il rotolamento, l’usura dell’asfalto e quella dei freni, risultano inquinare molto di più».
Del resto i numeri parlano chiaro: un euro 6D-Temp emette 5 milligrammi ogni chilometro mentre «la sola usura dei pneumatici, senza contare altro, di milligrammi a chilometro ne produce circa da 20 a 50». Nonostante questo, una serie di test commissionati dall’associazione “Transport&Environment” su una Nissan Qashqai 1.5 dCi e una Opel Astra 1.6 CDTi, entrambe omologate Euro 6d-Temp, avrebbero evidenziato dei picchi di emissioni fuori norma durante la pulizia del Dpf. Come è possibile?: «Il ciclo Real Driving Emission, o RDE, dura circa due ore e si effettua montando un vero e proprio laboratorio chimico sulla macchina per misurare le emissioni – spiega ancora Onorati – e comprende già l’effetto di una rigenerazione, che porta sì ad un picco di emissioni, ma che però è già considerato nel calcolo globale, quindi non deve preoccupare. Specie considerato che questi cicli di pulizia occupano uno spazio di tempo brevissimo rispetto alla vita intera della macchina». Ma allora il diesel è finito o no? «No, il diesel è una tecnologia matura che si evolverà ancora con l’avvento dell’euro 7 e che, nel medio termine, potrà arrivare insieme ai motori a benzina ad avere emissioni di particolato così piccole da avere un impatto praticamente pari a zero».