Taxi, solo uno su tre dotato di barriere anti Covid per clienti: «In caso di incidenti non sono affidabili»

ilmessaggero.it Qualche tassista è persino andato dal tappezziere e si è fatto installare una lastra in plexiglass tra il posto del guidatore e i sedili dei passeggeri. Costo, in base al materiale, tra i 50 e gli 80 euro. Gli altri, la maggior parte, si sono armati di pazienza e con il cellophane hanno creato un divisorio anti-contagio. Anche a Roma stanno comparendo sui taxi le barriere fai da te trasparenti, in plastica, per tenere a distanza i clienti e sperare di non ammalarsi di coronavirus. Circa una vettura su tre ce l’ha, ma sono molti gli autisti che nutrono dubbi sulla sua utilità. I tassisti a Roma hanno paura di ammalarsi.

Lo dimostra anche il fatto che i sindacati di categoria si apprestano a scrivere al ministro della Salute, Roberto Speranza, perché – denuncia Alessandro Genovesi di Ugl – «i medici del pronto soccorso, quando devono rimandare a casa i contagiati di Covid-19 asintomatici, li mettono sui taxi. È inaccettabile che venga detto loro di chiamarci o di utilizzare i mezzi pubblici per tornare a casa, dove passare il periodo di quarantena. Così si rischia solo di estendere il contagio».

Tornando alle paratoie, la misura non è ancora obbligatoria, anche se – sull’onda del successo di questo strumento tra le auto bianche di Torino e Milano – nel decreto Cura Italia è stato previsto un fondo ad hoc da 2 milioni di euro. Manca poi – e su questo stanno premendo i sindacati – un’omologazione da parte della motorizzazione, indispensabile per evitare multe e per gli obblighi assicurativi. Come detto, in città, il grosso dei tassisti non si è ancora munito della barriera fai da te.

Tra quelli che l’hanno fatto, Nino racconta: «L’altro ieri sono andato dal ferramenta a comprare una lastra di plexiglass, poi ha cercato in garage un pezzo di poliuretano che ho usato come base. Dopo aver visto un tutorial in rete, ci ho messo un’ora per montare tutto e ho pure creato una bocchetta semovente per il passaggio di soldi e bancomat per il pagamento. Se mi sento sicuro? Sì, anche se so che questo strumento non è risolutivo. Ma ho speso 30 euro e di più non posso pretendere».

Un suo collega, Leonardo, invece, del plexiglass ha preferito «usare un foglio di cellophane più spesso di quelli che vengono utilizzati quando si verniciano le pareti. Un materiale più duro può essere rischioso per motivi assicurativi». Al riguardo spiega Massimo: «Il problema si è posto anche quando abbiamo chiesto di installare barriere antirapina di vetro come in America: la motorizzazione civile non le ha mai volute omologare, con il risultato che se il passeggero, dopo una frenata, ci sbatte sopra perché non ha la cintura, l’assicurazione non paga. Io, fino a quando non c’è qualcosa di ufficiale, non monto nulla».

In questi giorni alcune cooperative hanno segnalato ai propri iscritti dei tappezzieri e dei carrozzieri convenzionati per contenere la spesa sotto i 100 euro. Bruno e Paolo, tassisti con quasi 30 di carriera, definiscono le barriere fai da te «inutili. Seguiamo già tutte le prescrizioni del caso: mascherina e guanti obbligatori, non più di due passeggeri per volta e sanifichiamo la macchina ogni giorno. Ma poi, in un periodo dove facciamo al massimo due corse al giorno, chi ce li dà i soldi necessari?». F. Pac.


2 commenti

  1. In caso di incidente ci sbatte contro e l’assicurazione non paga?…
    I clienti devono allacciare la cintura,e se non lo fanno,basta ricordarglielo.

  2. Cintura obbligatoria e fine del discorso. Se si fanno male, poi, non sarà certamente per un pezzo di plastica ma putroppo per altre cause!

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