ilgiornale.it La crisi legata al nuovo coronavirus ha messo in ginocchio la categoria dei tassisti in tutta Italia: “Abbiamo avuto un crollo verticale del lavoro. È da 8 mesi che stringiamo la cinghia”
Da Milano a Roma, le strade e le piazze si riempiono dei suoni di clacson dei tassisti. È una della categorie più colpite dalla crisi legata all’emergenza Covid-19 e le nuove misure introdotte dall’ultimo Dpcm stanno facendo riemergere la situazione disperata attraversata durante il lockdown. Le città sono sempre più deserte e, tra smart working e coprifuoco, i clienti che usufruiscono del servizio taxi sono sempre meno. E l’urlo dei lavoratori di categoria che lamentano una “situazione insostenibile” arriva da tutta Italia.
“Siamo con le spalle al muro”
Ormai da 8 mesi, il lavoro dei tassisti italiani ha subito un crollo verticale e le problematiche legate alla categoria sono le stesse da Nord a Sud della Penisola. Durante il lockdown, sono stati in prima linea, per effettuare i servizi di trasporto necessari e ora la situazione è diventata disperata. “È bastato l’annuncio del lockdown per ridurre il traffico nuovamente”, denuncia al Giornale.it Claudio Severgnini, presidente dell’associazione Tassisti artigiani milanesi (TAM). Nei mesi estivi, a Milano “c’era stata una lieve ripresa ed eravamo risaliti al 45% delle potenzialità, ma ora siamo scesi nuovamente al 20-25%”. Così, la categoria è ripiombata nell’ombra del lockdown: “Sono 8 mesi che la categoria stringe la cinghia- conferma Severgnini- Non si può andare avanti così”.
La situazione è talmente insostenibile da non permettere ai tassisti “nemmeno di pagare le spese”, che non sono irrisorie, dato che “un taxi fermo costa 50 euro al giorno”. Le persone maggiormente in difficoltà sono quelle che hanno collaborazioni famigliari, cioè le famiglie in cui entrambi i componenti guidano il taxi e, soprattutto in questi casi, la mancanza del lavoro “è una criticità non da poco”. Poi c’è il problema della chiusura alle 18 di bar e ristoranti, che ha tagliato le gambe ai tassisti che svolgevano i turni serali, con ripercussioni su tutta la categoria: “I colleghi che lavoravano la sera ora devono spostarsi nella fascia giornaliera, così ci sono più taxi, ma i clienti sono sempre meno e i parcheggi non riescono più nemmeno a contenere le auto”.
Stessa situazione a Firenze, dove la carenza di lavoro per i tassisti è dovuta soprattutto al calo vertiginoso del turismo: “Firenze vive prevalentemente di quello, che quest’anno e nel prossimo futuro mancherà- spiega il tassista SI.TA.FI Paolo Ciaccheri- La fascia dei nostri clienti è composta soprattutto dai turisti. Le città d’arte hanno subito in maniera più forte la crisi derivata dalla pandemia”. Anche qui, i clacson si sono fatti sentire: qualche giorno fa, i tassisti hanno sfilato per le vie fiorentine, per protestare, dato il picco del carico di lavoro che, di conseguenza, ha fatto precipitare anche gli incassi. “Abbiamo un calo del lavoro che si appresta sul 90%- spiega Ciaccheri- Avevamo avuto una timida ripresa a giugno a luglio, grazie al leggero aumento del turismo nostrano e qualcosina si era mosso, ma poi con il riprendere della pandemia e la nuova crisi che ha portato alle chiusure alle 18, la città si è svuotata di nuovo e non c’è possibilità di trovare lavoro, noi lavoriamo al 90% col turismo”.
Anche a Napoli “ormai da 8 mesi il servizio pubblico da piazza, o servizio taxi, non esiste più”. Il tassista Ciro Colasanto parla di un “crollo verticale degli introiti”, arrivato dopo quella che nel periodo estivo era sembrata “una leggerissima ripresa”. Ma, ancora una volta, le chiusure imposte o minacciate hanno fatto “nuovamente precipitare la situazione”, tanto che a Napoli, dove le assicurazioni auto sono le più alte di Italia, i tassisti si trovano “ad avere difficoltà anche per portare la macchina in officina. I costi di gestione per noi sono insostenibili in questo periodo”. Per un periodo, spiega Colasanto, “abbiamo lavorato 1 giorno su 4, con incassi di 25-30 euro, poi con le riprese leggere dell’estate abbiamo lavorato un giorno sì e uno no. Ma adesso stiamo pensando di tornare a 1 giorno su 4. Questo significa lavorare per 6-7 euro al giorno”. Tra chiusure serali, smart working e mancanza di turismo, il lavoro dei tassisti è crollato: “Siamo con le spalle al muro”. La categoria, durante l’emergeza della scorsa primavera è stata in prima linea, come ricorda il tassista napoletano: “Abbiamo garantito il servizio in tutto il periodo del Covid, con i relativi rischi, in piena pandemia: noi abbiamo sempre coperto il servizio, senza mai rifiutarci di farlo. I 50mila tassisti di tutta Italia hanno lavorato, nessuno ha sospeso il servizio durante il Covid, solo per questo ci piacerebbe essere annoverati tra le categorie che hanno fatto il loro dovere, non vogliamo essere definiti eroi, ma noi abbiamo fatto la nostra parte e almeno questo riconoscimento ce lo dovevano dare”.
Nella Capitale la situazione non è migliore: i taxi rimangono fermi e le nuove misure introdotte dall’ultimo Dpcm hanno fatto registrare un crollo immediato del lavoro e dei guadagni. Roma si è svutotata e il centro storico, sempre brulicante di turisti, è ora un deserto. La categoria è stata penalizzata anche dalla diminuizione dei viaggi lavorativi, per cui le corse da e per l’aeroporto sono drasticamente diminuite e i viaggi effettuati sono principalmente per tratte brevi.
Le proposte dei tassisti
Per combattere questa situazione, i tassisti hanno pensato a delle possibili soluzioni, che potrebbero aiutarli a reagire alla crisi. Da marzo, la categoria ha ricevuto alcuni contributi ma, come spiega Severgnini, “si tratta di due quote da 600 euro e una da 1.000. Ora, nel Dpcm è prevista un’altra quota da 1.000 euro a novembre, ma non è sufficiente”. Per questo, “bisogna pensare a una soluzione urgente. Oltre a un intervento economico a favore della categoria, una possibilità potrebbe essere l’incentivo dell’uso dei taxi per i cittadini, tramite dei voucher: “Noi abbiamo richiesto di poter coadiuvare il trasporto pubblico di linea”, spiegano i rappresentanti della categoria delle città italiane. L’idea è quella di permettere al servizio taxi di affiancare il trasporto pubblico, che ha dovuto abbassare la capacità di trasporto e che viene messo sempre più sottopressione da studenti e lavoratori che lo utilizzano per recarsi in ufficio o a scuola: “Abbiamo richiesto voucher per la popolazuione per integrare il trasporto pubblico di linea. Questo ci permetterebbe di muoverci un po’ di più e aiuterebbe la popolazione, perché potrebbero prendere il taxi invece dei mezzi pubblici, per viaggiare in maggior sicurezza”. La proposta potrebbe anche essere “una soluzione al sovraccarico dei trasporti pubblici”. Un’altra importante azione sarebbe quella di operare una “defiscalizzazione importante, perché non riusciamo a far fronte alle scadenze” e di affrontare la problematica dei costi di gestione elevati. La categoria dei tassisti è stata duramente colpita dalla crisi seguita alla prima ondata del Covid-19 e ora che i contagi sono tornati a salire e il governo ha imposto nuove stringenti misure, la via d’uscita si fa più lontana. “Oggi non si punta al guadagno che si aveva- conclude Colasanto – ma a lavorare per avere una sopravvivenza”.
.. Il governo avrà anche spento il motore, ma regione Lombardia e comune di Milano ci hanno privato del carburante, leggasi sostegno, che altre regioni/comuni hanno concesso.. I voucher sono una delle trovate più farraginose che potevano inventarsi !!