Gli autisti cambiano lavoro per arrivare a fine mese


nuovavenezia.gelocal.it «Alle 250 licenze di taxi acqueo dobbiamo aggiungere i sostituti, il personale amministrativo, gli addetti ai centralini, chi lavora nei cantieri. Un indotto che conta centinaia di persone e che è ormai fermo da mesi».

Un quadro a tinte fosche quello dipinto da Luigi Garizzo, presidente della cooperativa Serenissima Taxi a Venezia, che racconta come in tanti in questi mesi siano stati costretti a cambiare lavoro pur di far quadrare i conti a fine mese. «Chi ha famiglie a carico», aggiunge, «ha dovuto riciclarsi. Conosco tassisti sostituti che ora lavorano nelle pompe funebri perché non avevano alternative per mandare avanti la famiglia».

Il crollo del comparto in questi mesi, vale per il servizio acqueo come per quello su gomma, è andato in parallelo a quello dei lavoratori dei granturismo e dei portuali che da mesi manifestano e chiedono maggiori attenzioni al governo.

A legarli un filo rosso, quel turismo che dà lavoro a migliaia di famiglie diminuito in un primo momento in seguito all’acqua alta del 12 novembre 2019. E dopo letteralmente scomparso dall’inizio della pandemia.

«Noi tassisti», spiega Garizzo, «lavoriamo per il 90% con il turismo. Qualche leggero segnale di ripresa si era notato con il Carnevale del 2020, prima che lo interrompessero. Poi con l’estate abbiamo fatto qualche corsa in più, anche grazie all’arrivo dei turisti europei all’aeroporto. Dalla Mostra del Cinema in poi, però, tutto è rimasto fermo».

Negli ultimi mesi c’è stata una leggerissima crescita di corse prenotate dai veneziani residenti, spesso e volentieri anziani che preferivano non salire a bordo dei mezzi pubblici o che desideravano raggiungere in fretta i centri vaccinali in città».

Numeri comunque minimi che hanno comportato un azzeramento degli incassi. E a poco sono serviti i ristori per chi ha ditte individuali e per i consorzi nei quali sono raggruppati i titolari delle licenze. «Sono arrivate briciole», ammette Garizzo, «ma nel frattempo nessuno dei costi vivi cui dobbiamo far fronte si è interrotto. Vale ad esempio per gli ormeggi in cantiere, ma ovviamente anche per la manutenzione. Sono le complicazioni di una città come Venezia, a cui siamo abituati. Ora però la situazione è sempre più drammatica». —