Milano Mezzi pubblici, taxi e sharing in un’unica app

ilgiorno.it Il progetto si chiama “MaaS”, acronimo che sta per “Mobility as a Service”, tradotto: “Mobilità come servizio”. Il Governo o, meglio, il Ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale e il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili sono pronti a investirvi 40 milioni di euro (fondi del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza) per svilupparlo anche in Italia. E per centrare l’obiettivo puntano anche su Milano.

Quello che è certo, per ora, è che di MaaS si parlerà proprio a Palazzo Marino a fine gennaio, quando si terrà il secondo incontro tra l’assessore comunale alla Mobilità, Arianna Censi, e le società che gestiscono le flotte dei monopattini a noleggio. Sì, perché MaaS è un’applicazione per smartphone e web che – nel caso in cui il progetto vada in porto – consentirà a chi ne farà uso di pianificare i propri spostamenti scegliendo quali servizi usare o combinare e di prenotarli e pagarli direttamente sulla stessa app. Detto altrimenti: una volta inserito il punto di partenza e quello di destinazione, l’app illustra tutte le possibilità di trasporto che vi sono lungo quella tratta. Non solo le linee del trasporto pubblico locale ma anche l’eventuale presenza di taxi o di auto, scooter, biciclette e monopattini in sharing. A quel punto è possibile scegliere se muoversi usando un solo mezzo o se combinarne diversi. E una volta fatta la scelta è possibile prenotare e pagare quel che occorre prenotare o pagare direttamente sull’app. In una parola: intermodalità.

Per la realizzazione del progetto, il Governo punta in via prioritaria sull’adesione delle 14 Città Metropolitane del Paese, a partire da Milano. Tra queste, in seconda battuta, individuerà tre città leader che facciano da laboratorio per le prime sperimentazioni concrete del servizio.

Non tutto è semplice, anzi. La difficoltà principale nel far decollare un servizio come questo sta nella gestione e nella condivisione dei dati che vengono raccolti, custoditi e usati dall’applicazione e che originano da aziende e realtà diverse. Senza contare i dati relativi ai clienti, agli utilizzatori, vale a dire: al pendolare che dovesse servirsi di questo strumento. Altro punto da definire è chi debba avere la responsabilità ultima di un’applicazione simile, di un tale aggregatore di servizi. Temi, questi, che potranno essere definiti e sciolti solo se e quando il progetto dovesse entrare nel vivo. Intanto a Milano, a Palazzo Marino,si inizierà a parlarne. Gli operatori dello sharing sono infatti interessati a sviluppare uno strumento che li equiparerebbe in tutto e per tutto ai mezzi e ai servizi di trasporto tradizionali