ilgiorno.it La protesta è scattata all’improvviso poco prima delle 17 di ieri: alcune decine di tassisti, poi cresciuti di numero col passare dei minuti, si sono riuniti in assemblea permanente ai posteggi di piazza Luigi di Savoia e hanno gradualmente lasciato a terra i passeggeri in arrivo dalla Stazione Centrale, tranne gli anziani, le donne in gravidanza e i pazienti ospedalieri. In poche ore, la protesta non preavvisata e slegata dalle sigle di rappresentanza – un blocco selvaggio in gergo – si è estesa a macchia d’olio ai punti più frequentati dall’utenza: da piazza IV Novembre, sull’altro lato dello scalo ferroviario, all’aeroporto di Linate. È esploso così il malcontento dei conducenti di auto bianche, che da tempo covava sotto la cenere: pare che stavolta l’assist involontario sia arrivato dall’intervento di un delegato sindacale al parlamentino nazionale di categoria, che ha affermato di aver saputo da alcune fonti non ufficiali che il Governo non avrebbe intenzione di stralciare l’articolo 8 del Ddl Concorrenza.
Quell’annuncio, non si sa quanto fondato, ha agitato i padroncini milanesi, che, sulla falsariga di quanto fatto nelle ore precedenti dai colleghi torinesi, hanno deciso di interrompere il servizio in Centrale e a Linate, mentre nel resto della città chi voleva lavorare ha potuto farlo. Già, ma cosa prevede la norma contestata? In sostanza, nell’interpretazione dei tassisti, una deregolamentazione del trasporto pubblico non di linea, che passerebbe in primis dall’adeguamento «dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnesione dei passeggeri e dei conducenti». Una frase che la categoria traduce a torto o a ragione con una sola parola, già sentita in altri tempi: Uber.
Senza dimenticare l’altro comma visto come il fumo negli occhi, quello che prevede «la promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati». La linea dei tassisti è chiarissima: il Governo deve stralciare l’articolo 8 dal disegno di legge perché le auto bianche sono parte integrante del servizio pubblico e non devono essere sottoposte alle regole che riguardano altri settori. Un’impostazione che difficilmente verrà presa in considerazione dall’esecutivo presieduto dal premier Mario Draghi.
Detto questo, il blitz di ieri potrebbe essere solo il prologo di una mobilitazione che già oggi potrebbe trovare l’appoggio «esterno» dei sindacati, che, lungi dal sostenere iniziative spontanee e fuorilegge, faranno capire agli interlocutori che la categoria, che solo negli ultimi mesi ha ricominciato a lavorare con regolarità dopo due anni di crisi causata dalla pandemia, è esasperata. Detto altrimenti: se l’articolo 8 non verrà accontentato, andrà in scena una nuova stagione di proteste a oltranza, sia davanti ai palazzi romani che nelle città più importanti d’Italia. Milano in testa.
FINALMENTE CI STIAMO SVEGLIANDO