Ai Gruppi Parlamentari del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati Alla X Commissione Industria, Commercio, Turismo del Senato della Repubblica
Roma, 6 aprile 2022
Oggetto: Art. 8 ddL Concorrenza.
Le sottoscritte Organizzazioni e Associazioni Sindacali, in rappresentanza del trasporto pubblico non di linea esercitato mediante servizio Taxi, chiedono senza alcuna mediazione e rigettando qualsiasi altra ipotesi:
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lo stralcio dell’art. 8 contenuto nel ddl Concorrenza la cui discussione verrà avviata a breve;
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la contestuale ripresa dell’iter per l’approvazione da parte di Governo e Ministeri competenti di quanto previsto dalla Legge 12/2019:
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approvazione di uno specifico D.p.c.m. di disciplina delle piattaforme di intermediazione tecnologica,
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decreto ministeriale istitutivo del Registro Elettronico Nazionale dei Taxi e dei n.c.c.,
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decreto ministeriale istitutivo del foglio di servizio elettronico per le vetture di noleggio da rimessa,
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al fine di concludere gli annunciati: riordino disciplinato del trasporto pubblico non di linea e contrasto ai diffusi fenomeni di abusivismo.
Le motivazioni che ci spingono a chiedere tutto ciò con forza, sono numerose, fondate e argomentate.
Primariamente, non comprendiamo perché un servizio pubblico che ha indici di gradimento non registrabili per nessun altro servizio pubblico, che risulta essere il mezzo di trasporto preferito dall’utenza tra i mezzi non proprietari (taxi, ncc, bus, e il liberalizzato car sharing…), con una soddisfazione media nel Paese dell’80% e punte del 90% in alcune città italiane, dovrebbe essere nuovamente riformato e smantellato. Tra l’altro, l’attuale Parlamento lo riformò appena nel 2019 e quella riforma, per cui appunto chiediamo coerentemente la completa attuazione, non è ancora conclusa. Se quella metteva al centro, rispettosa della Costituzione repubblicana, il lavoro (art. 1) ed i due istituti dell’artigianato (art. 45, 2° co.) e della cooperazione (art. 45, 1° co.), l’art. 8 del d.d.l. del Governo ha una formulazione che lascia presagire l’interesse a regalare la gestione del settore a intermediari che pensano di arricchirsi alle spalle dei lavoratori, relegando la funzione del tassista a quella di un rider della mobilità, senza diritti ma con rischi di impresa a carico.
Per questi motivi è per noi INACCETTABILE la volontà di stravolgere questo modello per consegnarlo alla mera logica speculativa del modello delle multinazionali.
Ricordiamo poi che:
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secondo la disciplina Europea (2006/123/CE) recepita in Italia con il D.Lgs. n. 59/2010, il servizio taxi è escluso dai principi di libero mercato e non rientra tra i servizi per i quali si prevedono liberalizzazioni, affermando che la tipologia di “servizio essenziale è d’interesse pubblico” quindi non può esser soggetto ai principi della concorrenza.
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L’approccio dell’art.8 del ddl concorrenza va, tra le altre cose, in conflitto con una serie di pronunciamenti giuridici rilevanti sia in ambito europeo che nazionale (Sentenza Consiglio di Stato n. 166/2014; sentenza Corte di Giustizia Europea 13.2.2014 – CAUSE RIUNITE C-162/12 e C-163/12 rafforza il concetto di non applicabilità della direttiva Bolkestein; sentenza Corte di Giustizia Europea del 20.12.2017 – CAUSA C-434/15).
Le ipotesi contenute all’art. 8 del ddl concorrenza presentano altresì un conflitto di competenze con le Regioni; il trasporto pubblico locale infatti rientra nell’ambito delle competenze residuali delle Regioni, di cui al quarto comma dell’art.117, Titolo V della Costituzione, come confermato anche dalla sentenza n. 222/2005 della Corte Costituzionale.
La formulazione contenuta nell’art.8 del ddl concorrenza contrasta poi perfino con gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dell’Agenda 2030 in sede ONU (obiettivi già segnalativi con documento unitario del 18.01.22).
Il Parlamento quindi è chiamato a decidere se tutelare un modello in sintonia con lo spirito costituzionale, o asservire le sue scelte ad altri interessi, schierandosi non con il mondo del lavoro ma con la speculazione finanziaria.
Alla luce di tutto ciò, il rischio che le sigle firmatarie corrono è la perdita del governo dei lavoratori del settore. Questi, dopo due anni di crisi pandemica, oggi avvertono tutta l’ingiustizia di una riforma figlia di consulenti governativi aggrappati a falsi stereotipi o ad approcci ideologici e classisti come quelli del prof. Giavazzi che ebbe a dire: “Io vorrei che i taxi son tutti guidati da immigrati marocchini …”, mentre, lo ripetiamo, ogni seria indagine sul gradimento del servizio testimonia a favore del modello vigente.
La situazione di insostenibilità che registriamo tra i lavoratori, ci obbliga ad indire fin da subito iniziative di protesta che accompagneranno il Primo Ministro nelle città in cui si presenterà per impegni istituzionali, e che culmineranno in un grande presidio nazionale di fronte al Parlamento durante il giorno di discussione dell’art. 8.
Se non riceveremo l’unico messaggio ragionevole, ovvero lo STRALCIO dell’articolo 8 senza alcuna mediazione, come richiesto da ben 6 emendamenti presentati, saremo pronti ad avviare una lunga stagione di mobilitazione, per fermare quello che per noi altro non è se non la SVENDITA del SERVIZIO PUBBLICO TAXI alle Multinazionali a discapito della Società nel suo insieme, dei lavoratori del settore e delle loro famiglie.
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