corriere.it Per ora lo slittamento rispetto al cronoprogramma è di un mese, ma l’iter del disegno di legge sulla concorrenza resta fitto di ostacoli. In base al nuovo calendario, concordato nelle ultime ore dopo una lunga riunione con i partiti di maggioranza, l’esecutivo ha accordato il rinvio all’approvazione del provvedimento di un mese: la scadenza del 30 giugno è ora spostata alla fine del mese di luglio. L’intesa raggiunta sotto la regia del ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, disciplina le nuove modalità operative che dovrebbero garantire il via libera al pacchetto di norme in materia di concorrenza, indicato dal governo Draghi come indispensabile corredo al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Certo è che il disegno di legge andrà in prima lettura al Senato nelle prossime settimane, seguirà una seconda lettura alla Camera all’inizio di luglio e, poi, un ulteriore passaggio a Palazzo Madama per chiudere e approvare il testo definitivo prima della pausa estiva di agosto.
La divisione delle forze politiche
Alla certezza del calendario parlamentare fa, però, da contraltare la divisione delle forze politiche sulle singole misure contenute nel provvedimento. Gli interventi in materia di taxi, concessioni balneari, servizi pubblici restano un terreno scivoloso che si presta a essere utilizzato in vista della campagna elettorale delle amministrative del prossimo 12 giugno. A complicare il percorso si è, intanto, aggiunta anche la discussione in materia di concessioni idroelettriche. Il governo punta all’avvio delle «procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche entro il 31 dicembre 2022». Un’accelerazione che trova sponda nella Lega, mentre dal fronte del Pd vengono alimentati molti dubbi sull’opportunità, stante l’attuale scenario dei prezzi dei beni energetici, di mettere a gara asset strategici come gli impianti idroelettrici che generano energia da fonti rinnovabili. Nel partito di Enrico Letta il timore è, tra l’altro, che le gare si traducano nel passaggio delle concessioni in mano straniera, tanto da presentare un emendamento per una proroga ventennale dell’attuale assetto. Si configura così un bizzarro scenario politico, dove la Lega chiede la proroga delle concessioni balneari ma, al tempo stesso, spinge per le gare in materia di concessioni idroelettriche, soluzione quest’ultima ostacolata appunto dal Pd.
Balneari contro
Il destino delle imprese balneari è l’altro grande nodo tuttora irrisolto. Nel disegno di legge sulla concorrenza un emendamento del governo punta al riordino delle concessioni demaniali marittime, ossia stabilimenti balneari, porti turistici, ristoranti sul mare e più in generale le attività economiche che insistono sulle coste italiane. Una riforma indispensabile anche perché il Consiglio di Stato ha annullato la proroga delle concessioni al 2033, stabilendo che siano riassegnate con gara entro il 31 dicembre 2023. Un’indicazione che l’esecutivo ha accolto, sebbene con l’accortezza di riconoscere ai concessionari uscenti un indennizzo calcolato sugli investimenti non ancora ammortizzati. Un cuscinetto ritenuto dagli operatori del settore del tutto insufficiente, alimentando così una protesta che prosegue da settimane e un pressing politico per la proroga delle concessioni. A intestarsi la battaglia politica per il congelamento della concessioni sono la Lega e Forza Italia, anche se l’idea di assicurare indennizzi più consistenti è trasversale a molte forze politiche, compreso il Pd. L’esecutivo dovrà, insomma, vedersela con maggioranze ad assetto variabile nel corso delle discussioni sul ddl delle prossime settimane.
La protesta dei taxi
Il rischio incidente in commissione cova anche sul destino dell’articolo 8, entrato nel mirino dei titolari di licenza taxi perché ha l’obiettivo di riformare il trasporto pubblico non di linea. Uno scenario contro il quale i tassisti hanno già scioperato, contestando l’articolo che prevede la «promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati», e la norma per un «adeguamento dell’offerta di servizi alle nuove forme di mobilità che si svolgono mediante applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti». A spaventare i tassisti è anche la razionalizzazione della normativa, ivi compresa quella relativa ai vincoli territoriali, alle tariffe e ai sistemi di turnazione. Non a caso molti degli emendamenti al disegno di legge puntano direttamente all’abrogazione dell’articolo 8.