Lunedì 20 giugno i sindacati nazionali dei tassisti andranno a Palazzo Chigi per chiedere che il Governo dia indicazione ai relatori di maggioranza del ddl Concorrenza che venga stralciato l’articolo 10 (non è un errore, prima era art 8, ndr) “poiché il servizio pubblico taxi è fuori dalla Direttiva Bolkestein e dunque l’Europa non ne chiede nessuna liberalizzazione, nonché la contestuale conclusione della riforma del comparto varata da questo Parlamento nel 2019, con l’approvazione della regolamentazione dell’operato delle piattaforme di intermediazione digitale e degli strumenti di contrasto ai diffusi fenomeni di abusivismo“.
Lo hanno stabilito oggi Associazione Tutela Legale Taxi, Ati Taxi, Claai, Confartigianato Taxi, Fast Confsal, Federtaxi Cisal, Fita Cna Taxi, Fit Cisl Taxi, Legacoop, Orsa Taxi, Satam, Silt, Tam, Ugl Taxi, Uiltrasporti Taxi, Unica Taxi Filt Cgil, Unimpresa, Uritaxi, Usb Taxi, Uti dopo la riunione che si è svolta a Firenze tra tutte le sigle di rappresentanza sindacale del settore. “Le organizzazioni – spiegano – hanno espresso una valutazione profondamente negativa dell’accordo raggiunto tra il consorzio economico Ittaxi e la multinazionale americana Uber, ritenendo la scelta compiuta scellerata e un grave errore, e auspicando che tale decisione possa non avere ricadute negative sul già complicato quadro della discussione in atto sul DDL Concorrenza. Nonostante la proclamazione di due fermi nazionali del settore, con relative manifestazioni svolte presso le competenti sedi ministeriali e un grande raduno a Roma, nessun canale di comunicazione e confronto si è purtroppo aperto con il Governo. Abbiamo inoltrato diverse richieste di incontro per provare ad avviare un confronto con il quale individuare soluzioni condivise ai problemi del comparto, ma tutte sono puntualmente cadute nel vuoto”.
Per le sigle “mentre con tale atteggiamento di chiusura si sono umiliate le rappresentanze sindacali dei lavoratori del mondo taxi, i vertici mondiali di Uber, multinazionale ripetutamente condannata per aver sistematicamente violato le norme dei Paesi in cui agisce e che lascia una manciata di spiccioli in tasse in Italia, sono stati tranquillamente ricevuti a Palazzo Chigi dal Presidente del Consiglio Mario Draghi. Si è così venuto a determinare, per responsabilità del Governo, un clima di pesante esasperazione tra gli operatori del comparto, a causa dell’incertezza relativa al proprio destino lavorativo”. (ANSA).