torino.repubblica.it Torino è rovente. L’estate tanto attesa è scoppiata e così anche il caldo, come testimoniano i termometri delle farmacie in giro per la città che ieri sono saliti ben oltre i 30 gradi. Un deterrente per uscire di meno di casa e affrontare l’afa che mette a dura prova l’ambiente, le montagne e i fiumi. C’è chi prova ad ” armarsi” rifugiandosi in bar e attività fresche, o preferisce i mezzi pubblici alle passeggiate sotto al sole. Se non addirittura i taxi per ridurre tempi e rischio affollamento.
E proprio sui taxi, la novità: il cliente, quando prenota può chiedere se c’è l’aria condizionata, soprattutto dopo il lungo periodo della pandemia dove il finestrino aperto è diventato per molti un’abitudine per far arieggiare il mezzo e limitare il rischio contagio. ” Sapere prima le richieste del cliente per noi è molto utile, anche se parliamo di aria condizionata ” , spiega Alberto Aimone Cat, presidente della cooperativa Taxi Torino. ” Spesso si attende per ore nelle aree di sosta che sono al sole e non si aspetta con l’auto accesa per non incidere sui consumi e sull’inquinamento, ma l’obiettivo è sempre cercare di fare di tutto per soddisfarlo ” , aggiunge.
Nel tempo, infatti, tra le richieste specifiche che si possono fare alla centrale quando si richiede un’auto, c’è anche il ” flag” che compare al tassista sul computer di bordo per indicare l'”aria condizionata”. Anche perché, come assicura Francesco Ammirati, referente del Comitato di Base Tassisti Torinese, “oggi le auto sono di ultima generazione, tutti hanno in dotazione l’aria condizionata ma la scelta se usarla è soggettiva e a discrezione, finché il clientenon fa una richiesta esplicita”.
L’attenzione alla clientela è la bussola anche nei negozi, per invitare i cittadini a fare acquisti, dopo due anni di incertezze prima legate alla pandemia, poi alla guerra in Ucraina. “Il caldo eccessivo non ci aiuta, registriamo meno affluenza perché le persone hanno più difficoltà a uscire di casa e preferiscono le ore serali ” , spiega Micaela Caudana, presidente di Fismo, federazione italiana settore moda che aderisce a Confesercenti e a Torino titolare di Michi Abbigliamento, marchio storico che vanta quattro negozi in città e un laboratorio di produzione. Il caldo, però, ” è un espediente, ogni motivo in questo periodo storico è utile per indurre a non spendere. Le persone sono rassegnate”.
La strategia, però, non è limitare le spese. Anzi. “Il nostro compito è invitare i clienti e stimolarli, dalla musica piacevole passando anche per l’aria condizionata senza la quale non si spoglierebbero mai per provare un vestito. Dobbiamo mettere i clienti nella propensione ideale agli acquisti, offrire ogni comfort ” . Succede in centro ma anche fuori, come spiega Francesco Vergata, titolare di una jeanseria da 42 anni in via Borgaro. ” Mai visto un giugno così deprimente per il commercio e anche il caldo incide – spiega -. Stiamo pensando anche a fare sconti prima dei saldi per far uscire le persone di casa”.
Stare in casa vuol dire anche aumento dei consumi. In questi giorni si sono registrati i primi guasti della stagione, l’altra sera una parte di via Po e la Collina hanno trascorso diversi minuti al buio. Ma a incidere di più sulla rete sarebbero altri fattori. ” A giugno aumenta lo stress per le reti a causa delle temperature che iniziano ad alzarsi e delle tante ore di luce – spiegano da Iren -. Le nuove reti che stiamo posando sono più performanti e con materiali più resilienti”.