roma.corriere.it «Non c’è alcun dubbio che il centro storico di Roma vada completamente ripensato», è pronto ad affermare il presidente della Camera di Commercio Lorenzo Tagliavanti. Di fronte all’annuncio di un’ampia area a pagamento dal 2024, di una «pollution charge» (tradotto: una tassa sull’inquinamento) sul modello di Milano e Londra che ingloberà quartieri come Prati, Trionfale, San Giovanni e Testaccio (mentre la Ztl attuale dovrebbe essere riservata solo alle auto ecologiche) le forze produttive della Capitale, oltre a chiedere di essere – ovviamente – consultate, si interrogano sulle conseguenze.
Su un punto sono tutte d’accordo, dalla Camera di commercio alla Confcommercio, dalla Confesercenti alla Confartigianato: ci si dovrà poter arrivare in questo centro, con più bus, altre licenze di taxi e nuovi parcheggi. «Ci deve essere un aumento del trasporto pubblico – dice Tagliavanti – . Bisogna creare delle alternative, affinché qualsiasi provvedimento venga preso le persone possano arrivare in centro, e anche le merci, pur se è il più pregiato del mondo».
Come Tagliavanti anche il presidente della Confcommercio Centro storico Fabrizio Russo si richiama «all’armonia». «Posso capire che l’assessore alla Mobilità Eugenio Patané voglia preservare un luogo che più che un centro storico è un centro museale: è nella filosofia del Pd fin dal primo Francesco Rutelli. Ma mi pongo una domanda: si può parlare solo di chiusure e di ampliamenti della Ztl quando ancora non siamo usciti da una pandemia devastante sotto il profilo economico? E senza nessuna vena polemica ho un quesito: ma l’assessore ha presente cosa costa l’affitto di un locale nel centro storico? Ha presente che esercito silenzioso di addetti alle vendite rischia di perdere il posto? Anche a prescindere dai nuovi progetti di mobilità. Quindi mi raccomando di presentare un progetto armonico, che preveda nuovi mezzi di collegamento con quartieri importanti per il commercio da troppo tempo trascurati, nuove licenze di trasporto privato. E mi aspetto un tavolo di confronto prima di qualsiasi altra iniziativa».
Per il presidente della Confesercenti Valter Giammaria «è ovvio che tutta la disciplina di traffico del centro va rivista, ma supportata da infrastrutture idonee e create tempestivamente. Non si può parlare di pagamento o di impedimenti per accedere a determinate zone senza soluzioni nuove e alternative. Il turismo crea un Pil del 13% e il commercio ricchezza di posti di lavoro e di occupazione, oltre che di sicurezza della città. Queste limitazioni da sole creerebbero grandi problemi alle attività produttive e allo sviluppo dei negozi tradizionali: va analizzata meglio nelle sue conseguenze. Noi ci aspettavamo delle aperture e invece qui si va parlando di chiusure».
Perplessi gli artigiani: il presidente della Confartigianato Andrea Rotondo parla di esperienze come Londra o Milano, ma «a Londra – dice – il commercio di vicinato è diminuito del 7%. Diventa quindi necessario velocizzare gli interventi di trasporto su gomma e ferro. Inoltre siamo ancora lontani da un piano straordinario di mobilità sostenibile: i laboratori artigiani avranno problemi, soprattutto il manifatturiero. Invece li dovremmo rivitalizzare perché colpiti dalla crisi e dalla pandemia».