quicomo.it La lettera aperta di Riccardo, tassista di Como
Mai come nell’estate che appresta a concludersi, i tassisti comaschi sono stati così al centro di notizie di cronaca e di critiche positive e negative. Il recente episodio della ragazza “adescata” da un tassista abusivo ha avuto, per esempio, il merito di raccontare “il buono” dei tassisti di Como. Ma il fatto di trovarsi spesso al centro di polemiche ha indotto il tassista Riccardo B a scrivere una lettera aperta a QuiComo con la quale tiene a rendere pubbliche alcune sue considerazioni e precisazioni che riguardano un lavoro che è anche un servizio (spesso fondamentale) alla collettività.
Mi chiamo Riccardo B sono un tassista del Comune di Como, lavoro da più di otto anni sulla piazza cittadina prediligendo per naturale inclinazione e per dovere di servizio l’orario serale/notturno. Mi ero ripromesso di non espormi e di lasciare parlare i nostri rappresentanti di categoria, ma davanti a questo susseguirsi di articoli (più di una dozzina) pubblicati dal quotidiano locale non ho resistito a dare la mia opinione.
Inutile rimarcare ciò che oramai è stato scritto perché è innegabile che il servizio è carente in un momento come questo dove l’affluenza di turisti è massiccia e a mio parere fuori controllo.
I taxi sono pochi e questo è vero, sicuramente c’è anche qualche tassista che “ha paura di lavorare” come detto da un brillantissimo ristoratore alle telecamere del Tg3 regionale, qualcuno avrà anche “la pancia piena” (se di pancia si può parlare dopo tredici ore di lavoro), ma nessuno, ha mai menzionato un tema che secondo me è fondamentale, ovvero quello della sicurezza. La sicurezza è il primo punto che deve essere preso in considerazione quando si parla di lavoro, perché siamo lavoratori, non asini da “strigliare” come ci ha definito un caro utente dopo aver letto uno dei tanti articoli discriminatori.
Quando siamo alla guida dobbiamo prestare attenzione al traffico sempre più caotico, alle corsie preferenziali ormai diventate skate park, ai monopattini che sfrecciano in tutte le direzioni noncuranti dei sensi di marcia, ai poveri rider costretti a macinare chilometri in bicicletta per portare a casa la pagnotta obbedendo ad algoritmi bulimici imposti dai grandi colossi della gig economy, a sopportare gli umori, gli strilli, le litigate,la maleducazione di chi molto spesso sale a bordo dei nostri taxi e ultimamente, dopo i vari attacchi mediatici, si sono aggiunti numerosi episodi di colleghi che vengono provocati dagli utenti stessi, proprio in funzione della gogna mediatica alla quale siamo stati sottoposti. Inutile aggiungere che tutto ciò vada a discapito nella nostra umana resilienza e quindi della qualità del servizio.
Potrei proseguire portando altri esempi, ma evito di diventare prolisso, a scongiurare anche eventuali ritorsioni visto che io,come tutti i miei colleghi, sono da solo e attaccabile a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Tra domenica scorsa e mercoledì si sono verificati due episodi già noti alle cronache, ovvero quello dell’aggressione da parte di un “tassista” abusivo in piazza Cavour a discapito di un collega reo di essersi intromesso durante la trattativa tra il sedicente driver e il gruppo di malcapitati turisti oppure di quell’altro “simpatico”signore che ha adescato abilmente un’ignara ragazza cinese in stazione a Como San Giovanni rimasta senza treno per rincasare. In entrambi i casi i due gentiluomini hanno fotografato le targhe dei taxi parafrasando intimidazioni nei confronti di chi in quel momento stava esercitando legalmente la propria professione e ne rivendicava il diritto esponendosi personalmente.
Vorrei ringraziare Wuzhao Feng, la ragazza cinese, che ha definito “angelo” il mio collega dopo il passaggio ricevuto a titolo gratuito presso la sua abitazione di Milano e invito alla riflessione quindi, chi ci “demonizza” sempre e comunque senza andare a fondo alle circostanze.
Esprimo inoltre la mia più profonda stima per il collega, che l’altra sera ha accompagnato un ragazzo con difficoltà motorie presso una struttura ricettiva, non percependo gran parte del suo compenso a fine corsa, durata circa un’ora e mezza.
Concludo con le mie pubbliche scuse di uomo e di professionista, alla sig.a Gaetana Cantoni per il disservizio che ha riscontrato la scorsa notte da parte del servizio taxi, ma mi sento di consigliare al giornalista che strumentalizzando il suo cognome, ha posto gli accenti sulla figura sociale, ignorando la natura del nostro sevizio che è indifferenziato e dimenticandosi infine che il disagio provocato alla sorella di un cardinale è ugualmente paragonabile a quello di un’altra persona indipendentemente dall’estrazione sociale.
A fonte di ciò che è stato detto lascio a voi ogni commento purché sia costruttivo e non discriminante.
Colgo l’occasione per ringraziare Davide, un caro collega di un’altra città, che mi ha aiutato nella stesura di questo mio libero pensiero.
Riccardo B
Nota di Taxistory, il collega Davide è il nostro Pinoli. E chi se no?