ilgiorno.it L’unica cosa certa è che il Comune vuole mille licenze taxi in più per incrementare l’offerta e risolvere problemi ormai annosi, specie in alcuni momenti della giornata e in alcuni giorni della settimana. Come arrivare a quella cifra non è stato ancora definito con esattezza, anche perché ci sono diverse incognite. Un concetto espresso ieri mattina dal sindaco Giuseppe Sala: «Io credo che, con tutto il lavoro che abbiamo fatto, dobbiamo avere la convinzione che servano circa mille licenze a Milano – ha spiegato –.
Su come ci si arriva si può discutere, perché innanzitutto ci sono le varie tipologie di licenze: quando abbiamo provato con le licenze familiari (collaborazioni, ndr), non hanno funzionato molto. Vediamo se passando alle doppie guide, che sono un po’ diverse, può funzionare». E ancora: «È chiaro che il grosso delle licenze devono essere nuove e su questo proseguiremo. Noi abbiamo ancora attiva la procedura per le licenze vecchio stile e non la vorremmo cancellare: ci aggiungeremo queste nuove opportunità che sono offerte dalla nuova regolamentazione».
Dichiarazioni che hanno fatto da prologo all’incontro pomeridiano tra l’assessora alla Mobilità Arianna Censi e i sindacati di categoria. Dopo aver ricordato le puntate precedenti (dal flop delle collaborazioni familiari alla rimodulazione dei turni, fino alla richiesta di mille licenze presentata a luglio alla Regione che si è sommata a quella mai revocata da 450 del gennaio 2020), il Comune ha illustrato le novità introdotte dal Dl Asset: a cominciare dalla principale, che dà la possibilità alle città capoluogo di Regione di indire bandi per nuove autorizzazioni fino al 20% di quelle in essere (971 il tetto massimo a Milano). Senza dimenticare le doppie guide, che ogni tassista potrà attivare con un conducente non familiare.
Ecco le regole: il 10% del contingente sarà riservato alle auto per disabili (con riduzione del 20% sul prezzo di partenza della licenza), il 20% a chi svolgerà per cinque anni i turni di notte o nei weekend (con «sconto» del 30%). Fin qui i paletti da rispettare. Su tutto il resto, ci sono solo scenari più o meno probabili.
Innanzitutto, bisogna trovare un equilibrio tra nuove autorizzazioni e seconde guide. Tanto più il secondo numero sarà elevato, tanto più il primo dovrebbe diminuire. Per questo, l’amministrazione potrebbe scegliere di partire con un quantitativo prudenziale di 400-500 licenze con la strada tracciata dal Dl Asset, in attesa di sapere quanti opteranno per il doppio conducente.
Il prezzo di partenza di ogni licenza? Potrebbe aggirarsi sui 100mila euro. Nel caso questa prima fase non portasse al raggiungimento dell’obiettivo (mille licenze), allora si potrebbe integrare con un ulteriore bando o con la riproposizione della richiesta di 450 licenze presentata a Palazzo Lombardia in epoca pre-Covid, consapevoli che in Regione istanze del genere non hanno mai trovato grandi aperture.
«È necessario coprire due carenze più rilevanti, la copertura nei turni notturni e nel weekend e le auto con servizio disabili: per questo, nel bando vogliamo inserire delle agevolazioni economiche e delle quote, sul numero totale, riservate – ha sintetizzato a fine riunione l’assessora Censi –. C’è una riflessione che dobbiamo fare: quante saranno le seconde guide. La somma delle seconde guide e delle licenze messe a bando dovrà rispondere alle esigenze dei cittadini e contemporaneamente mantenere in equilibrio