milanotoday.it Forse non è facile rendersene conto, ma a Milano lo scorso giovedì è successo qualcosa di davvero rilevante, inedito, unico. Nel giro di una serata alcune migliaia di cittadini si sono organizzati (ma organizzati molto molto bene, in maniera molto molto seria) e hanno contato tutte – tutte! – le auto in sosta abusiva sul suolo pubblico in tutte – tutte! – le 3873 strade di Milano. Il progetto, inventato dal gruppo di attivisti e volontari “Sai Che Puoi”, è stato denominato Via Libera e ne sentiremo molto parlare. Ho partecipato in prima persona ed ecco come è andata. Il primo passo per prendere parte alla cosa? Semplice: è stato registrarsi alla campagna. Seguo con attenzione il lavoro di Sai Che Puoi così come gli altri profili di organizzazioni e influencer civici che lottano a Milano per uno spazio pubblico simile a quello di altre città. Negli ultimi anni queste entità si sono moltiplicate in maniera tumultuosa.
E il progetto Via Libera è il più clamoroso, gigantesco indizio di questa tendenza e si è rivelato un momento a suo modo storico ed epocale. Sono riuscito a partecipare grazie a Tommaso Goisis (uno dei fondatori di Sai Che Puoi) il quale il giorno 7 marzo irrompeva nel mio WhatsApp: “inizia a segnarti in agenda il 16 maggio sera, dalle 18 in poi: grande mappatura collettiva e simultanea della sosta irregolare in tutta Milano.- Obiettivo avere circa 500 squadre da 2-3 persone”. Rispondo semplicemente “Segnato” ma penso solo due cose: 1. Questi sono dei pazzi; 2. Ma mancano ancora due mesi e mezzo! E però quella data è rimasta inchiodata nel calendario e sempre difesa dagli altri impegni. Dopodiché altro che pazzi: il progetto era già lì, lucidissimo e preciso perfino negli orari e nelle dimensioni (in realtà le squadre saranno molte di più) e si è svolto esattamente come gli organizzatori ce lo avevano in testa. Alla perfezione.
Un’organizzazione perfetta
Ovviamente l’iniziativa aveva avuto una gestazione ben altro che di due mesi e mezzo: era molto tempo che si provava e riprovava, si facevano piccoli test locali, si sviluppava un software complesso e lo si metteva a punto. Solo il 18 aprile, circa un mese prima del grande giorno, arriverà il link per iscriversi. Prima di allora esclusivamente iscrizioni carbonare tra amici e conoscenti. Gli organizzatori scrivono agli insider: “siamo a 60 squadre in pochi giorni, vogliamo arrivare alle prime 100 e poi allargare la cerchia. Il nostro sogno è 500 squadre”. Saranno un bel 50% in più delle 500 sognate… Dal 18 aprile dunque ci si può iscrivere. Il link gira, le iscrizioni arrivano, il numero cresce, il passaparola pure. “Partecipa a una cosa mai tentata prima: la mappatura di tutto lo spazio pubblico di Milano ingiustamente occupato dalle automobili private in sosta irregolare” incita uno dei tanti video promo che incoraggiavano ad iscriversi.
Una cosa rilevante è stata (e sarà) la efficace produzione video che ha affiancato l’evento: filmati, reels, montaggi. È quello che ci vuole: parlare un linguaggio idoneo per rendere chiari e virali i messaggi di chi vuole salvaguardare lo spazio pubblico. Sai Che Puoi ha dimostrato di essere in grado di realizzare contenuti coinvolgenti capaci di aprire gli occhi alle persone, è importante. Le iscrizioni crescono. “Sta diventando una cosa grossa” scrivono gli organizzatori su WhatsApp il 3 maggio “siamo oltre le 450 squadre”. Nascono dei programmi paralleli, come quello dedicati ai più piccoli: Mappa Marmocchi, per coinvolgere i bambini nella mappatura.
Il 7 maggio nasce la chat del progetto Via Libera. Il 9 maggio gli amministratori pubblicano il primo messaggio: “mancano 7 giorni e siamo a 600 squadre iscritte: mapperemo tutta la città. Solo a dirlo tremiamo un po’, ma insieme ce la faremo”. Lunedì 13 maggio si tiene un incontro online di formazione. Se qualcuno si aspettava attivisti fricchettoni e impacciati ha dovuto ricredersi: sembrava un workshop di un’azienda internazionale: perfetto. Spiegazione chiarissima, veloce, 45 minuti secchi di riunione incluse le tante domande a cui è stata data esaustiva risposta. Credo che la professionalità e la serietà degli organizzatori abbia contribuito a coinvolgere e concentrare l’impegno di tanti attivisti che fino al giorno prima avevano operato in maniera disordinata e che ora si sentivano parte di un progetto civico finalmente ben congegnato. Chi continua a spingere per mantenere lo status quo di una città ferma alle modalità e alle abitudini di quarant’anni fa ha qualcosa da temere, questo ho pensato ascoltando la riunione.
Come funziona la mappatura
Durante la riunione è stato mostrato l’utilizzo della webapp che ogni squadra avrebbe dovuto utilizzare: un software a dir poco complesso. Netta sensazione che si faccia sul serio. Il giorno dopo la riunione, martedì 14 maggio, ogni caposquadra ha avuto la lista delle vie che avrebbe dovuto mappare. Le squadre potevano essere composte da una, due, tre persone o perfino di più. Alcune erano molto numerose, altre – come la mia! – pattuglie solitarie. Io mapperò da solo a mi arriva da mappare l’Alzaia del Naviglio Grande, dalla Darsena fino alla Conca Fallata e oltre. Sono tanti chilometri, ma facili.
Il software congegnato dagli organizzatori ha elaborato tutte (tutte!) le strade della città e le ha suddivise in cluster. Ogni cluster contava attorno ai 3/4 km complessivi di strade: la strategia è stata quella di suddividere l’intera superficie comunale per le squadre disponibili e di tenersi in aggiunta alcune squadre di backup per ripassare due volte alcuni cluster in modo da confrontare i dati e scongiurare anomalie grazie al double check. Alle squadre del Mappa Marmocchi invece è assegnata una superficie minore per non far stancare troppo i bambini. Sempre martedì esce un video tutorial per spiegare alla perfezione come si mappa, per indicare quali auto conteggiare e in che modo conteggiarle: un altro prodotto di comunicazione ben fatto. I dati divulgati sono da considerarsi molto attendibili perché estratti a valle di passaggi molto accurati.
Il 16 maggio il programma prevede 4 ore di mappatura e poi un raduno di tutte le squadre all’osteria Linearetta in zona Coni Zugna, lì è stato allestito il quartier generale della raccolta dati composto di una dozzina di computer, telefonini, help desk. Sì, helpdesk perché alle 17 in punto del giorno 16, ovvero un’ora prima dell’inizio della mappatura, viene aperto un servizio helpdesk su WhatsApp: risponderà a tutte le richieste di aiuto e chiarimenti sul campo. Con tempi medi di risposta di 45 secondi! Alle 19 del giorno 16 maggio arrivano i primi video dal quartier generale: nei monitor si vede una mappa di Milano con aree rosse (ancora non mappate), aree verdi (già mappate), aree gialle (che si stanno mappando): dopo un’ora sono oltre 300 i km di strada mappati.
Alle 21 nuovi aggiornamenti dal quartier generale: la mappa della città fa impressione, oltre il 90% delle aree sono state scandagliate. C’è una lunga vena ancora rossa a sud che è proprio la mia Alzaia del Naviglio Pavese: ancora non ho finito perché ho iniziato tardi. Parto dalla Darsena e scendo. Inserisco nell’app le auto in divieto, supero la Circonvallazione e mi butto nella parte appena restaurata dell’Alzaia: qui i marciapiedi sono realizzati a norma e le dimensioni della carreggiata sono corrette, ne deriva che la sosta selvaggia è impossibile fisicamente e infatti ce n’è pochissima. Ad un certo punto mi viene un dubbio: come trattiamo l’annoso problema milanese delle auto parcheggiate su passo carrabile? L’helpdesk risponde in un attimo. Vado avanti e chiudo il lavoro: pochissime auto in divieto su questa strada.
La schermata finale mi chiede se voglio affrontare un altro cluster. Accetto, del resto siamo poco oltre le 21 e c’è tempo: non sapevo cosa mi aspettava… Mi arriva una nuova assegnazione dopo pochissimi minuti: la zona attorno a Via Andrea Solari. Inforco la bici e mi dirigo al mio secondo cluster di strade da mappare. La web app continua a funzionare alla perfezione. Risalgo l’Alzaia, faccio la Circonvallazione, supero il cavalcavia sul Naviglio Grande e all’altezza di Piazza Napoli piego per Via Solari: inquietante. La strada è incrostata di auto in sosta abusiva su ambo i lati e tutte stanno parcheggiate su quelle che dovrebbero essere aiuole, torturando gli alberi e le radici. Se fino ad ora mi sono divertito e compiaciuto di far parte di un’organizzazione così grande, inedita ed efficace, la mappatura di Via Solari mi fa salire una angoscia enorme. Eppure tratto di questi temi da sempre, anche con tanti articoli su MilanoToday. Ma vi assicuro che contarle una a una è un’altra cosa. Un senso di sopraffazione. Chiedo una proroga all’help desk che mi rassicura: anche dopo le 22 i sistemi funzioneranno.
Migliaia di auto in sosta vietata
Alle 22 in punto chiudo Via Solari inserendo nell’app 23 auto abusive in carreggiata, 33 sui marciapiedi e 261 su aree verdi (appunto le ipotetiche aiuole). Queste erano le tre tipologie di sosta che andavano mappate. Finito? No. Il mio cluster presentava Via Andrea Solari come strada principale ma comprendeva anche altre strade e piazze importanti: Via Salaino, Piazza Bazzi, Via Valparaiso. Finisco dopo le 22 e 25 totalizzando in questo cluster quasi 500 vetture mappate.
Mi dirigo alla volta del quartier generale: c’è una gran quantità di persone, dozzine di biciclette, bambini. Il gruppo di coordinamento lavora in una war room attrezzatissima: una 30ina di persone davanti agli schermi. La metà di un ristorante è stato allestito a cervellone dell’operazione. Pensavo di essere in ritardo ma vedo alcune zone ancora gialle sulle mappe, significa che vi sono delle squadre ancora all’opera. Scorgo un’area ancora rossa vicino a casa mia, in zona Corvetto\Brenta. “Vado io a farla, non voglio che rimanga scoperta”. “Tranquillo” mi rassicurano gli organizzatori “ci sono già ben due squadre dirette lì”. Per non lasciare scoperto neppure un metro di strade comunali alcuni volontari mapperanno fino all’una e mezzo del mattino.
I dati hanno richiesto giorni e giorni di elaborazioni e sono impressionanti: la città sopporta 64mila automobili in sosta abusiva (che, non va dimenticato, si aggiungono alle centinaia di migliaia in sosta regolare visto che il Comune di Milano sceglie di destinare a questo scopo una porzione già abnorme e anomala di suolo pubblico), di cui 37mila in carreggiata, 15mila sui marciapiedi, 11mila sotto gli alberi e nelle aree verdi. Occupano – rubandola alle persone – una superficie pari a 32 Piazze Duomo.
L’amministrazione comunale ora non deve più rispondere a delle percezioni ma a dei numeri. Può decidere di fare finta di nulla oppure può sfruttare questo dato per pianificare il superamento di uno scempio che non ha eguali in nessuna altra città occidentale a cui Milano ambisce confrontarsi. I cittadini, anche organizzando una iniziativa di scala straordinaria come questa, hanno già detto la loro: non se ne può più.