ilmessaggero.it Corse comunicate da Uber al tassista solo con il luogo di prelievo, senza quello di destinazione. Ma anche un ragionamento su più strumenti di controllo da dare agli enti locali per controllare le prenotazioni dei taxi ed impedire di selezionare i clienti, pratica che fa privilegiare i turisti in zone più redditizie agli altri clienti e crea una pressione sui prezzi. Sono le mosse su cui lavora il ministero delle Infrastrutture per provare a evitare quello che si è visto a Roma a Capodanno: dopo mezzanotte quasi nessun taxi, solo auto di Uber e noleggio con conducente (Ncc), ma non dovunque e a prezzi anche stratosferici. Un problema che deriva dalle poche licenze in città e dal pressing delle richieste aggiuntive nel periodo delle feste all’inizio del Giubileo.
IL PROBLEMA
Ma non solo, perché nella Capitale poco più di metà dei taxi presta servizio ufficiale anche come Uber (grazie a un accordo con la piattaforma del 3570). E in tanti, sfruttando anche alcune sentenze della Corte di giustizia dell’Unione europea degli ultimi anni, prendono le prenotazioni dalle app come quella del colosso americano dei trasporti. Con il risultato che, anche se in teoria è vietato dalla legge, il conducente rifiuta alcune richieste, facendo apparire al potenziale cliente la scritta “spiacenti, non è possibile trovare auto” o “causa intenso traffico, la corsa è stata cancellata”, finché non arriva quella più conveniente. Magari di un turista che si sposta tra il centro e l’aeroporto di Fiumicino, dove si può caricare subito qualche altro passeggero sceso dagli aerei. Diversi radiotaxi, invece, non danno possibilità di scelta e se un tassista rifiuta una corsa viene subito sanzionato. Il fenomeno, comunque, si fa più intenso quando la richiesta cresce, in occasione di feste o scioperi, almeno finché le app di prenotazione non vanno proprio in tilt, bloccando tutta la domanda.
La nuova norma sulle corse taxi tramite Uber solo con il luogo di partenza e non quello di destinazione è contenuta nello schema del decreto interministeriale sulle piattaforme di intermediazione, che cerca di affrontare il tema app dei tassisti e delle aziende big del trasporto partendo proprio dalle sentenze della Corte europea. Come una del 2020, secondo cui le applicazioni non fanno servizio di trasporto, ma solo servizio di intermediazione-informazione. È l’ultimo dei tre decreti attuativi da varare della legge 12 del 2019, scritti dal Mit guidato da Matteo Salvini, per il settore del trasporto pubblico non di linea.
Il testo, già vagliato dal dicastero dei Trasporti, è stato ora inviato al ministero delle Imprese per l’ok di concerto. Si attende poi il parere definitivo delle autorità di controllo, con il via libera finale che potrebbe arrivare entro fine mese. Se la nuova norma entrasse in vigore, per i tassisti sarebbe certo più difficile, ma non impossibile, selezionare le corse. Per impedirlo definitivamente secondo gli esperti serve aumentare le licenze, rendendo l’offerta più ampia così da rendere sconveniente o addirittura impossibile la selezione delle corse, e poi aumentare i controlli dei Comuni.
Sul primo punto procede il bando del Campidoglio per mille nuove autorizzazioni taxi, mentre è fermo quello per duemila nuovi Ncc ed è ancora in stallo la promessa di nuove doppie guide (prolungate invece ad esempio per tutto l’anno a Firenze). Nella Capitale ci sono solo 7.800 licenze taxi e 1000 Ncc (più altri tremila che lavorano con licenza in altri Comuni). Numeri insufficienti per il docente Andrea Giuricin, tra i massimi esperti in Italia sul trasporto aereo e su strada, secondo cui viste le dimensioni di Roma e i 32 milioni di pellegrini previsti quest’anno, servirebbero almeno 10mila taxi e 20mila Ncc. Ma comunque sarebbe un primo passo. Per sbloccare il secondo bando il Campidoglio, nonostante la sponda del Mit, pronta ad attivare una corsia preferenziale visto il Giubileo, attende che si chiuda l’iter di approvazione dei tre decreti. Non solo il via libera al terzo, ma anche gli effetti dell’entrata in vigore vera e propria di quello sul foglio di servizio per gli Ncc, su cui si è aperto anche un contenzioso giuridico. Il Tar ha infatti sospeso la contestata norma che prevede un tempo minimo di attesa di venti minuti tra la prenotazione e il servizio per il noleggio con conducente, che renderebbe anche più difficile l’arrivo di Ncc da fuori Roma. E le associazioni del noleggio con conducente hanno presentato ricorso al Tar anche per bloccare il decreto sul Registro elettronico nazionale (una sorta di censimento delle auto bianche e simili).
LE VERIFICHE
Il Campidoglio, comunque, chiede un intervento normativo nazionale per poter controllare il fenomeno delle prenotazioni. La soluzione privilegiata dal sindaco Roberto Gualtieri sarebbe quella di inserire un meccanismo di localizzazione Gps sui taxi. Sarebbe utile, secondo il Comune, sia a ridurre l’evasione fiscale del settore taxi, sia a monitorare i flussi delle auto bianche.
«Quello che è accaduto a Capodanno a Roma – secondo Andrea Romano, presidente di MuoverSì, federazione Ncc e mobilità – può essere solo il primo di una serie di casi simili nel 2025 in tutta Italia, visti gli ingenti flussi turistici: serve aumentare le licenze, mettere il Gps e varare una nuova legge quadro per riformare tutto il settore del trasporto non di linea». Una proposta in tal senso verrà presentata da MuoverSì con i Radicali nelle prossime settimane, con il Mit che è pronto a valutare nel merito.
«I taxi a Capodanno a Roma e nelle altre grandi città – dice invece Fabrizio Finamore, presidente di Samarcanda taxi – hanno fatto il massimo. Il nuovo Codice della strada ha fatto crescere le richieste e noi siamo pochi. I tassisti sono tra i lavoratori in assoluto più presenti: non vanno localizzati, ma serve limitare i furbetti, impedendo la scelta e non facendo rimandare indietro la corsa anche dopo averla presa in carico, come avviene a volte». I sindacati dei tassisti, poi, sono convinti che se il decreto del Mit in arrivo non venisse modificato rispetto alle bozze circolate nei mesi scorsi si «aiuterebbe le piattaforme come Uber, non evidenziando abbastanza le differenze con il servizio pubblico del radiotaxi».