FTC accusa Uber di pratiche ingannevoli nella gestione degli abbonamenti

html.it Il colosso del ridesharing Uber è finito sotto il mirino della Federal Trade Commission (FTC) per presunte pratiche ingannevoli legate al servizio di abbonamento Uber One. Secondo l’agenzia governativa, l’azienda avrebbe implementato strategie di marketing discutibili, iscrivendo utenti senza il loro consenso e rendendo la cancellazione difficile, con procedure complesse e scoraggianti. La FTC chiede ora sanzioni e rimborsi per i consumatori coinvolti.

La FTC accusa Uber di promuovere il suo servizio in abbonamento attraverso promesse di risparmio non realistiche. In particolare, si sostiene che l’azienda abbia pubblicizzato un potenziale risparmio di 25 dollari al mese, senza evidenziare adeguatamente il costo effettivo dell’abbonamento, fissato a 9,99 dollari mensili. Numerose testimonianze riportano casi di consumatori iscritti senza aver fornito consenso esplicito. Tra i casi più eclatanti, si segnala un cliente che ha ricevuto addebiti nonostante non avesse nemmeno un account Uber. Altri utenti hanno denunciato addebiti anticipati, effettuati prima della fine del periodo di prova gratuito o della data di fatturazione stabilita.

Ostacoli alla cancellazione
Un altro aspetto centrale delle accuse riguarda le difficoltà nel terminare l’abbonamento. La FTC descrive un processo di disdetta progettato per essere volutamente complicato. Molti utenti, tentando di annullare il servizio, sono stati reindirizzati verso un servizio clienti poco accessibile e privo di istruzioni chiare. In alcuni casi, nonostante le richieste esplicite di cancellazione, gli utenti hanno continuato a ricevere addebiti per ulteriori cicli di fatturazione.
Uber respinge con forza le accuse, affermando che i suoi processi di iscrizione e cancellazione rispettano pienamente la normativa vigente. Il portavoce dell’azienda, Noah Edwardsen, ha espresso delusione per l’azione legale intrapresa dalla FTC, pur dichiarandosi fiducioso sull’esito positivo del procedimento. L’azienda ha inoltre presentato dichiarazioni di ex funzionari della FTC, come l’ex presidente Tim Muris, che ha criticato l’agenzia per non aver condotto un’indagine approfondita prima di avviare il caso.

Un fenomeno diffuso
Il caso di Uber si inserisce in un contesto più ampio di crescente attenzione verso le pratiche commerciali legate agli abbonamenti digitali. Il presidente della FTC, Andrew Ferguson, ha dichiarato che “gli americani sono stanchi di essere iscritti a servizi non desiderati che risultano impossibili da annullare”. La protezione dei consumatori da queste pratiche rappresenta una priorità per l’agenzia, che mira a stabilire nuovi standard regolamentari per le modalità di sottoscrizione e cancellazione nel settore digitale.

La vicenda potrebbe quindi segnare un punto di svolta nella regolamentazione degli abbonamenti digitali, in un momento in cui questo modello di business sta diventando sempre più diffuso. Le implicazioni del caso Uber potrebbero influenzare non solo il settore dei trasporti, ma anche altre industrie che utilizzano abbonamenti per i loro servizi.

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