Meccanica, alimentare, lusso, ma non solo. C’è un altro made in Italy che fa gola agli stranieri. Sono le imprese attive nei settori dell’energia, della logistica, dei trasporti e delle consulenze. In altre parole: meno industria e più servizi. Sono oltre cinquemila i "gioiellini" su cui hanno investito gli operatori esteri, con un aumento del 13 per cento negli ultimi dieci anni, come rivela la fotografia scattata dalla Banca Dati Reprint del Politecnico di Milano. Naturale evoluzione dell’economia, ma anche effetto diretto delle liberalizzazioni che hanno portato all’ingresso di nuovi attori nella Penisola. In alcuni casi con il contagocce, come per i trasporti locali, dove la liberalizzazione "sulla carta" è partita con il decreto Burlando nel lontano 1997, ma che a distanza di 14 anni procede ancora a colpi di stop and go. Succede anche che a sbarcare in Italia siano colossi europei, monopolisti storici nel loro Paese d’origine e dunque poco propensi ad accogliere a braccia aperte gli operatori tricolore a casa loro. Una vera e propria "asimmetria competitiva" che è necessario sanare, per consentire a tutti le stesse regole del gioco.
fonte: ilsole24ore.com 17/10/2011
Sembra che la parola d’ordine per questi signori sia: “Vendere, vendere, tutto a tutti, ma vendere subito!”
Che sappiano che la barca sta per affondare?